il nuovo film di Angie







articolo tratto dal corriere della sera online del 22 maggio 2007



CANNES — Sono arrivati con un film rigoroso, un regista impegnato, una nobile causa sotto il braccio. Sono arrivati quasi in incognito, come una coppia qualsiasi con un nugolo di bambini al seguito. Si sono presentati al Festival in versione ordinary people, lei in sobria seta nocciola, lui in completo grigio e camicia bianca. Tutto inutile: ieri a Cannes è stato il delirio per Brad Pitt e Angelina Jolie, coppia di scandalosa bellezza, i più fascinosi, sexy, glamour di Hollywood.



Da mandare in estasi i fotografi e mettere in coda il popolo della Croisette, accalcato per ore solo per scorgerli un attimo prima della proiezione ufficiale diAMighty Heart, diMichael Winterbottom, storia di Mariane Pearl, moglie del reporter del Wall Street Journal rapito in Pakistan nel 2002 e poi decapitato dai terroristi islamici. Un film fortemente voluto da Pitt, per la prima volta produttore di un progetto che inseguiva da tre anni. Tanto che, ai tempi, nei panni della moglie del giornalista americano avrebbe dovuto esserci Jennifer Aniston. Poi, si sa come sono andate le cose... E così in quella parte adesso c’è Angelina.
Trasformata per il ruolo: i lunghi capelli dorati arricciati, scuriti, raccolti in cima alla testa, trucco invisibile, abiti larghi, morbidi, come si addice a una donna incinta. «E lo ero davvero, di sei mesi. Il pancione che si vede è ilmio — ricorda —. In quelle condizioni non pensavo proprio di lavorare. Ma a un film così non si può dire di no. E poi, anche Mariane stava aspettando un bambino quando Danny fu rapito. Mentre giravamo, non potevo far a meno di pensare con angoscia che quel bimbo che mai avrebbe conosciuto suo padre, a quella donna che mai più avrebbe dormito con il suo amore...».

E con affetto guarda Mariane Pearl, che ieri sera era in sala con il piccolo Adam, 5 anni, per fargli vedere, almeno sullo schermo, chi era il suo papà. Per raccontargli com’erano andate le cose, Mariane, anche lei giornalista, aveva già scritto un libro, da cui è stato tratto il film. «L’idea di portare al cinema una storia così complessa e delicata mi inquietava — confessa —. Ma di Brad ho capito che potevo fidarmi. Questo è un film che nessuno di noi ha fatto per soldi o per protagonismo, solo per portare all’attenzione un problema ancora tragicamente attuale, con gli stessi occhi liberi che aveva Danny ».

«Dopo aver letto i suoi articoli ho cambiato idea sui giornalisti — ammette Jolie —. I paparazzi sono una cosa, i reporter onesti, impegnati a scoprire la verità, un’altra. Ho molto rispetto per loro». «Più passa il tempo più la situazione in Pakistan e Afghanistan mi appare complessa, lontana da facili semplificazioni», riflette Winterbottom, già autore dello sconvolgente Road to Guantanamo. «Altri carceri, altre violenze. Alla fine, due facce della stessa medaglia», conclude. «Mariane è una donna forte e aperta agli altri — continua Angelina —. Invece di essere divorata da rabbia e odio, lei ha scelto la strada del dialogo. Una lezione per tutti. Nella casa di Karachi dove ha combattuto fino all’ultimo per cercare di salvare Danny erano al suo fianco persone di paesi e religioni diverse». «Quando guardo imiei figli, mi chiedo in che mondo vivranno... Mi pare giusto fare il possibile perché le cose vadano meglio», conclude Pitt. Forse un giorno Maddox, Zhara e Pax Thien, i tre bimbi adottati da Angelina, lo vedranno con la loro sorellina, Shiloh Nouvel, nata una anno fa dall’unione Pitt-Jolie. «E spero che capiranno che questo film l’abbiamo fatto anche per loro».



Giuseppina Manin






le foto dal film:



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