chi è Don DI NOTO


Carissimi..E’ da mesi che, nel mio ufficio parrocchiale della Parrocchia Madonna del Carmine di Avola (SR), è appeso alla parete un disegno realizzato da Debhora, Martina, Veronica e Gianluca della classe IV elementare. Un quadro semplice, su carta, coloratissimo, pieno di luce, un sole splendente e un prato pieno di fiori dove i bambini giocano. E due scritte.La prima recita:“Vogliamo vivere in un mondo amico. Abbasso la pedofilia. Rispettate i bambini, sono come i fiori, non calpestateli”.La seconda invece è una sorta di decalogo:“Non bisticciarsi, non rubare gli amici, non ferire i sentimenti degli amici, non sparlare gli amici”.
In questi anni ho incontrato tante persone e soprattutto tanti bambini con le loro drammatiche storie di abusi e soprusi. Queste storie drammatiche e soprattutto dolorose mi hanno visto in questi anni, mio malgrado, presente in Italia e all’estero per cercare di dare voce al dramma della pedofilia. Ho letto questi fatti accaduti nella mia vita come “benedizione del Signore” e nel contempo come input per contestualizzare l’impegno per l’infanzia, che per me è vocazione e servizio evangelico all’intera umanità nella Chiesa, di cui sono indegno ministro. In questi tre mesi, inoltre, è stata confermata la mia carica di vicepresidente internazionale di “Innocence en danger”; il Ministro delle Comunicazioni il 1 luglio c.a. mi ha proposto la carica di “consulente per le politiche dell’infanzia”, che ho accettato previa autorizzazione canonica del vescovo mons. Malandrino.
Abbiamo iniziato una nuova realtà associativa: «METER, Associazione Onlus » con i compagni di viaggio che sin dall’inizio mi hanno affiancato e che desiderano continuare un impegno e una scelta personale per servire l’infanzia, nella Chiesa e nella Società. Don Leonardo Zega (già Direttore di Famiglia Cristiana ed editorialista de “La Stampa”) ha voluto interpretare questa nuova esperienza associativa con le seguenti parole:«Tra chi non si dà pace di fronte a questa «strage degli innocenti», c´è un prete siciliano, don Fortunato Di Noto. Archiviata la prima esperienza associativa a tutela dell’infanzia, che l´ha fatto conoscere in Italia e fuori come il «prete antipedofili» (definizione che lui ha sempre considerato sgradevole e deviante), don Di Noto torna ora alla carica con una formula associativa che innova in profondità stile e metodo di lavoro nella lotta contro la pedofilia e la pedopornografia. L´innovazione è frutto di una visione più ampia dei diritti dell’´infanzia e della loro tutela e, soprattutto, della convinzione che non basta la repressione, demandata alle sole forze di polizia, per stroncare il turpe commercio. Ci vuole anche una rete capillare di persone competenti e motivate, capaci di collegarsi con la società in cui vivono, perché si crei una mentalità di vigilanza, di sostegno e protezione dell’´infanzia come tale, rendendo l´abuso, e l´omertà che lo copre con i suoi paludosi silenzi, un crimine insopportabile per la coscienza collettiva.» In settembre si passerà dallo studio all’´attuazione pratica del nuovo organismo, denominato «Progetto Infanzia - Uno sportello Meter in ogni parrocchia (e nelle realtà anche laiche)» (in breve: «Associazione Meter»).Meter e parrocchia sono le architravi del progetto. La prima è una parola greca ricca di suggestione. Vuol dire grembo, origine, fonte di vita e, in senso lato, accoglienza, protezione, accompagnamento. Non per nulla è la parola da cui derivano mater e madre, in latino e in italiano.Uno «sportello Meter» in ogni parrocchia o realtà ecclesiale assimilabile, significa avere un punto di riferimento riconoscibile e credibile, ove non operino semplicemente strutture di pronto intervento quando esplode il caso clamoroso, ma si promuova una cultura dell´infanzia che rassereni l´ambiente e tuteli di fatto «i figli di tutti con la partecipazione di tutti». È una forma inedita di carità pastorale, ispirata a don Noto da un pensiero di Paolo VI, che nel `78, due mesi prima di morire, rivolgendosi al presidente dell’´Unicef, affermò: «L´impegno per l´infanzia nella Chiesa non è un impegno transitorio, ma permanente».Lo «sportello Meter» sarà tanto più funzionale ed efficace quanto maggiore sarà il coinvolgimento che riuscirà a suscitare. Non anticipiamo giudizi, ma i primi test sono confortanti: più di una ventina di parrocchie e organismi ecclesiali - da Torino a Milano, a Bergamo, Vittoria e Ragusa - hanno risposto con entusiasmo all’´appello lanciato lo scorso 10 giugno. C´è una verità in cima a tutti questi discorsi, che mai dovrebbe essere dimenticata: i bambini sono di tutti, e tutti ne siamo responsabili. Ho rivisto, inoltre, il mio servizio pastorale nella parrocchia affidatami , come “pastore e guida” per realizzare il sogno di Gesù Cristo, “amatevi gli uni gli altri”, nella perenne e feconda “missione permanente” della Chiesa. Una comunità cristiana che è per me benedizione e gioia. Feconda e ricca di segni di “vita eterna” affinché gli altri possano “innamorarsi di Lui”, Amore eterno del Padre, nell’unità dello Spirito Santo: la Trinità che conduce la storia degli uomini e, nel rispetto della libertà, ti indica la via della vita.Sono certo che l’impegno per l’infanzia, soprattutto quella disagiata, maltrattata e vilipesa nella dignità di piccole creature di Dio, è una vocazione che proviene da Dio. Non è solo e semplicemente “filantropia”, ma “l’amore di Cristo” riversato su tutti, in una rinnovata scelta preferenziale per i poveri e i piccoli.Non mi stancherò mai di gridare questa verità e questo forte richiamo a non farsi sopraffare dalla indifferenza e dal non senso delle cose. Abbiamo tanti sogni nel cuore, per il momento molto lontani da realizzare perché i sogni hanno bisogno della “solidarietà” e di “risorse”; io, però, non dispero e penso ad una “casa della speranza” per famiglie e bambini; al sostegno concreto per i bambini dei paesi in via di sviluppo, di quelle comunità umane lontane e sconosciute, dove il futuro sembra essere oscuro e pieno di rassegnazione e morte; sogno che tutti possiamo essere capaci di amare i bambini per sentire di amare l’umanità presente nel mondo, in un futuro che spesso fa paura.Desidererei costituire una “scuola della speranza e della tolleranza”, dove si insegna, alla luce della Parola di Dio e della feconda tradizione della Chiesa, il mistero dell’accoglienza e del rispetto di coloro che sono uguali, ma preziosamente diversi. Una scuola dove si insegnano e si elaborano progetti culturali contro l’assurda concezione della “giustificazione pedofila”. Una diaconia dell’infanzia, dove la ricchezza di una pastorale catechetica sacramentale e un impegno sociale in tutte le sue componenti laiche e religiose, indichi anche il percorso per arrivare a riconoscere nell’altro, Gesù Bambino. Gesù Bambino accudito e amato dalla sua famiglia, protetto e aiutato dalla comunità, educato ad affrontare la vita per ritrasmettere la vita, per renderlo un adulto capace di amare in maniera “donativa” e “gratuita”. Per tutto questo abbiamo bisogno della Vostra amicizia, del Vostro sostegno, delle Vostre risorse.Sono certo che ci aiuterete.

Avola, settembre 2002
Don Fortunato Di Noto

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