Ma gli uomini dove sono andati a finire???? :(
Riporto, dal momento che purtroppo per oi, tutto quel che vi si dice è tristemente vero, un articolo dal sito Unavox, sugli uomini e le donne dei nostri giorni... ammeto di essermi parecchio intristita... ma la verità va guardata in faccia... e poi, ora sto preparando dei bei guantoni da boxeur per suonarle a qualcuno... :D
Merita una riflessione la progressiva penetrazione di nuovi stili di vita nella società odierna: stili che, al di là della specifica valutazione morale, vanno sempre maggiormente influenzando la vita sociale, modificandone redicalmente le abitudini ed i costumi.
Il più evidente elemento di novità è dato dalla diffusione di un modello che fino a qualche anno fa era ancora considerato appannaggio di una minoranza: una forma comportamentale omosessualizzata, diffusa soprattutto nei più giovani, specialmente nei maschi tra i 16 ed i 25 anni. È da precisare che essa non implica necessariamente l’effettiva omosessualità di chi la pratica, anche se è indubbio che il semplice fatto di assumere come proprio un modello omosessuale può influire in modo determinante nelle scelte e negli orientamenti sessuali, tanto determinanti nella fase adolescenziale e postadolescenziale. Il termine adottato dai media per designare questo fenomeno è metrosexual. Prima di analizzare le cause prossime e remote di questo fenomeno, consideriamone gli elementi determinanti.
Il giovane metrosexual è colui che adegua il proprio stile di vita ad una serie di modelli provenienti dall’esterno ? precipuamente dettati dalla moda, dalla televisione e dal mondo dello spettacolo ? che rappresentano un uomo efebico, privato dei tratti distintivi della tradizionale virilitas. Un giovane imberbe, dal fisico asciutto e rigorosamente depilato, in cui la muscolatura viene appena delineata in palestra (con tenuta sportiva e borsone firmato annessi). Un giovane che indossa capi d’abbigliamento ricercati, normalmente molto costosi e rigorosamente griffati; e non ci si lasci ingannare dall’aspetto trasandato di alcuni: anche i jeans più sdruciti e le magliette hip-hop hanno oggi un fiorente mercato di marca e non sono meno costosi di altri.
Questo dandy rivisitato utilizza abitualmente creme, cosmetici e profumi di vario genere; mantiene la pelle idratata con creme per il corpo, per il viso e per il contorno occhi, la pulisce con lo scrub e con il latte detergente; ricorre all’estetista per definire i contorni delle sopracciglia e per sottoporsi a sedute di epilazione permanente; dedica molto tempo al taglio dei capelli: li tinge, li stira, li modella con il gel. Frequenta abitualmente il solarium, per avere una carnagione abbronzata. Segue una dieta alimentare sana e controlla le calorie che assume quotidianamente. Si aggiorna sulle proposte della moda acquistando Vogue Uomo ed altre riviste di moda, ed è abbonato anche a Men’s Health. Fin dal liceo pretende dai genitori borse a tracolla di Gucci, cinture di Louis Vuitton, scarpe di Prada, orologi di Breil, anelli, orecchini e collane di Morellato, calze di Gallo, golfini in cachemire di Ballantyne, jeans di Richmond, giacche di Frankie Morello, intimo di D&G o di Calvin Klein, occhiali di Bikkembergs. E poi il videotelefonino con annessa ricarica, la carta di credito o il bancomat per lo shopping del sabato, il motorino e appena maggiorenne l’auto, le vacanze con gli amici, le uscite il mercoledì, il venerdì, il sabato sera, il cinema, l’aperitivo, l’happy hour, la pizza, le sigarette, la discoteca. E talvolta anche la canna, la cocaina, la chicca di ecstasy, il chrystal. E non dimentichiamo il computer portatile connesso ad internet, la webcam, la stampante, la fotocamera digitale, l’iPod, la playstation. E il piercing al sopracciglio e il tatuaggio all’inguine.
Il più evidente elemento di novità è dato dalla diffusione di un modello che fino a qualche anno fa era ancora considerato appannaggio di una minoranza: una forma comportamentale omosessualizzata, diffusa soprattutto nei più giovani, specialmente nei maschi tra i 16 ed i 25 anni. È da precisare che essa non implica necessariamente l’effettiva omosessualità di chi la pratica, anche se è indubbio che il semplice fatto di assumere come proprio un modello omosessuale può influire in modo determinante nelle scelte e negli orientamenti sessuali, tanto determinanti nella fase adolescenziale e postadolescenziale. Il termine adottato dai media per designare questo fenomeno è metrosexual. Prima di analizzare le cause prossime e remote di questo fenomeno, consideriamone gli elementi determinanti.
Il giovane metrosexual è colui che adegua il proprio stile di vita ad una serie di modelli provenienti dall’esterno ? precipuamente dettati dalla moda, dalla televisione e dal mondo dello spettacolo ? che rappresentano un uomo efebico, privato dei tratti distintivi della tradizionale virilitas. Un giovane imberbe, dal fisico asciutto e rigorosamente depilato, in cui la muscolatura viene appena delineata in palestra (con tenuta sportiva e borsone firmato annessi). Un giovane che indossa capi d’abbigliamento ricercati, normalmente molto costosi e rigorosamente griffati; e non ci si lasci ingannare dall’aspetto trasandato di alcuni: anche i jeans più sdruciti e le magliette hip-hop hanno oggi un fiorente mercato di marca e non sono meno costosi di altri.
Questo dandy rivisitato utilizza abitualmente creme, cosmetici e profumi di vario genere; mantiene la pelle idratata con creme per il corpo, per il viso e per il contorno occhi, la pulisce con lo scrub e con il latte detergente; ricorre all’estetista per definire i contorni delle sopracciglia e per sottoporsi a sedute di epilazione permanente; dedica molto tempo al taglio dei capelli: li tinge, li stira, li modella con il gel. Frequenta abitualmente il solarium, per avere una carnagione abbronzata. Segue una dieta alimentare sana e controlla le calorie che assume quotidianamente. Si aggiorna sulle proposte della moda acquistando Vogue Uomo ed altre riviste di moda, ed è abbonato anche a Men’s Health. Fin dal liceo pretende dai genitori borse a tracolla di Gucci, cinture di Louis Vuitton, scarpe di Prada, orologi di Breil, anelli, orecchini e collane di Morellato, calze di Gallo, golfini in cachemire di Ballantyne, jeans di Richmond, giacche di Frankie Morello, intimo di D&G o di Calvin Klein, occhiali di Bikkembergs. E poi il videotelefonino con annessa ricarica, la carta di credito o il bancomat per lo shopping del sabato, il motorino e appena maggiorenne l’auto, le vacanze con gli amici, le uscite il mercoledì, il venerdì, il sabato sera, il cinema, l’aperitivo, l’happy hour, la pizza, le sigarette, la discoteca. E talvolta anche la canna, la cocaina, la chicca di ecstasy, il chrystal. E non dimentichiamo il computer portatile connesso ad internet, la webcam, la stampante, la fotocamera digitale, l’iPod, la playstation. E il piercing al sopracciglio e il tatuaggio all’inguine.
Come si sarà capito, stiamo parlando di un ragazzo che in altri tempi si sarebbe definito un debosciato, ripiegato su se stesso e preso dal culto di sé. Un narciso senz’anima, viziato dai genitori sin dall’infanzia ed abituato a pretendere il meglio da ogni cosa.
Sia chiaro: nel 90% dei casi questo giovane “ha la ragazza”, con cui esce più o meno saltuariamente, e che lo asseconda senza fiatare in tutti i suoi capricci. Ma mentre sino a qualche anno fa un maschio della sua età avrebbe pensato all’amore e al sesso ? com’è inevitabile quando si hanno diciott’anni ? oggi invece l’efebo ha perso quasi completamente ogni slancio emotivo e sentimentale, ed anche nel rapporto con la sessualità cerca anzitutto la soddisfazione del proprio piacere, riducendo ogni attività complessa all’indispensabile e vivendola anzitutto come una trasgressione solipsistica: non c’è più passione, non c’è più virilità nemmeno nel peccato. La poveretta che lo accompagna come una balia si limita ? absit injuria verbis ? a sopperire alla sua indolenza, mentre il suo ragazzo se ne sta sdraiato in poltrona e guarda passivamente Amici vagando altrove con la mente.
Spiace scendere in dettagli, ma ritengo che sia necessario capire che l’omosessualizzazione della società sta creando dei piccoli mostri di egoismo, esseri senza volontà, castrati in tutti i loro istinti, anche nei più bassi ed animaleschi, che pure un tempo la morale teneva sotto controllo, senza tuttavia travisarne la bontà naturale.
Sotto il profilo morale, il metrosexual non riconosce alcuna legge trascendente, se non quella della convenienza del momento: per questo potrà essere indifferentemente eterosessuale, omosessuale o ? ancor più ipocritamente ? bisex. Tanto è di moda. Sotto il profilo religioso, egli si definisce ateo, non credente, o alla migliore delle ipotesi vagamente ispirato ad una religiosità indefinita; spiritualista, new age, buddista, magari addirittura cristiano: “Ma non credo nella Chiesa”, soggiunge subito, quasi a prender le distanze dall’orrida tiranna. Anche se al collo porta un Rosario di Dolce & Gabbana, perché lo dice la moda. Ed in questo il nostro dandy avrà trovato un aiuto consistente nell’altrettanto innegabile mancanza di virilitas del clero che infesta le nostre chiese, tanto indulgente con la gioventù più viziosa, quanto insofferente verso i sani ragazzi di destra, per i quali l’educazione, la disciplina e l’onore non sono parole da censurare in nome del “farsi altro” tanto caro ai modernisti.
Politicamente va per la maggiore collocarsi a sinistra, ma c’è chi per censo o per l’educazione ricevuta osa anche schierarsi dalla parte opposta, ovviamente sempre senza alcun impegno concreto e senza riconoscersi in alcuna ideologia definita, non si sa mai che debba poi muovere un dito per qualcosa in cui crede. Culturalmente il maschio omosessualizzato conferma una totale e sesquipedale ignoranza a tutti i livelli, consolidata dalla scuola pubblica e rassicurato dalla promozione garantita e dalla promessa di un lavoro non impegnativo, non faticoso e soprattutto ben remunerato. Salvo poi mendicare un sussidio e chiedere i soldi ai genitori, rimanendo a vivere con loro sino ai 35 anni.
Nella sfera affettiva il metrosexual ammette relazioni ? anzi: frequentazioni ? basate su una semplice condivisione utilitarsitica di spazio e tempo: potrà essere un’infelice talmente diperata da adattarsi ad uscire con uno che ne sa di più di lei in fatto di inestetismi della pelle, oppure una maschiaccia col pierging sulla lingua che se lo spupazza a proprio piacimento, o ancora un “amico” da presentare ai genitori progressisti. In ogni caso, niente matrimonio, nemmeno in prospettiva. Il massimo che gli si può chiedere è la convivenza, specialmente se è l’altra ? o l’altro ? che paga l’affitto. Può essere anche che vi siano due relazioni contestuali, e non è escluso nemmeno che i “compagni” siano al corrente della cosa: “Tanto meglio ? pensano ? così non me lo devo sopportare solo io e ho più tempo per me”. Amore ovviamente è una parola tanto abusata quanto vuota di significato: designa più spesso la copula che il sentimento che la dovrebbe precedere. Di solito ci si lascia con un sms. Detto per inciso, verrebbe da chiedersi perchè, in un mondo che non conosce più relazioni stabili, gli unici a voler convolare a nozze siano coloro dai quali nessuno si aspetta amore eterno.
Il metrosexual è assurto a modello unico ed incontrastato per i ragazzi di oggi, e chi non vi si adegua viene ritenuto uno sfigato. Rarissimi sono i genitori che si rifiutano di scendere a compromessi con questo paradigma, ed anche nelle famiglie cattoliche tradizionali è molto difficile far capire ai figli che quei jeans a vita bassa fino a scoprire il sedere non sono decenti, che quel taglio di capelli è roba da gay, che a diciassette anni non è serio avere una borsa a tracolla di Gucci. Ecco quindi che le eccezioni confermano comunque una tendenza diffusa e consolidata a tal punto da non rappresentare più una stravaganza di pochi: basta fare un giro in centro per accorgersene. Nei pomeriggi che il ragazzo passa davanti alla televisione gli vengono propinati degli esempi perfettamente coerenti con questo stile di vita: ad Amici, schiere di effeminati tronisti che fingono di farsi corteggiare da ragazze tanto sciocche da credere ancora di avere a che fare con dei maschi; a Saranno famosi ragazzini pieni di fatue velleità passano il tempo a solidarizzare tra loro, abbracciarsi, piangnucolare, darsi bacini, tenendosi ben lontani dalle ragazze, segregate altrove; in tutti i programmi di intrattenimento non manca mai un Cecchi Paone, un Vladimir Luxuria, un Aldo Busi pronti a pontificare sulla libertà sessuale, sempre dando contro alla Chiesa romana; nei telefilm è di prassi qualche episodio con piccoli gay più o meno accettati e compresi — loro sì — da bravi genitori separati, divorziati e risposati; le pubblicità di moda fanno l’apologia dei gigolò ed anche un dopobarba diventa l’occasione per ammiccare a reconditi desideri sessuali; su Club giovanissime ragazze volgari si offrono come improvvisate prostitute, rispondendo a domande che girano solo intorno al sesso e danno per scontato che già a tredici anni si debba perdere la verginità, mentre bulletti di periferia spacciano la propria aggressività per machismo; il matrimonio è sempre deriso e se ne dimostra ad arte la scomparsa; l’infedeltà è norma di qualsiasi programma; il sesso è mostrato nei suoi risvolti più squallidi e più crudi, separandolo ad arte da qualsiasi implicazione sentimentale, a meno che questa non sia utile per giustificare l’adulterio, la convivenza o l’omosessualità; personaggi di bassissimo profilo morale vengono presentati come referenti per chi aspira a fare il modello o l’attore, e Lele Mora fà bella mostra di sé, sdraiato come un sultano assieme a Costantino, Daniele e soci in pose ammiccanti; Maria De Filippi è la musa di giovani che credono di far carriera in televisione; il Grande Fratello è ormai meta ambita da migliaia di inetti che credono di diventare ricchi e famosi in breve tempo.
Se poi si dà un’occhiata ad una rivista di moda, c’è da rimanere sconcertati: anche senza leggere gli articoli ? quasi sempre incentrati sul sesso o sul culto di sé ? le sole pubblicità basterebbero a suscitare scandalo in una persona normale: la mascolinità è confinata ai periodici per sessantenni nostalgici, mentre su Vogue Uomo va di moda il metrosexual debosciato, il prostituto di lusso, il tipo apollino e diafano. E si noterà anche che il vecchio modello “tradizionale” della pubblicità con lui che abbraccia lei o viceversa è ormai stato sostituito dal trio: due maschi ? chiamiamoli così ? mollemente abbandonati ai lati di una virago, in cui non si capisce se la poveretta sia di troppo, o se piuttosto la sua aggressività non funga espressamente da deterrente per i due efebi a torso nudo.
Sia chiaro: nel 90% dei casi questo giovane “ha la ragazza”, con cui esce più o meno saltuariamente, e che lo asseconda senza fiatare in tutti i suoi capricci. Ma mentre sino a qualche anno fa un maschio della sua età avrebbe pensato all’amore e al sesso ? com’è inevitabile quando si hanno diciott’anni ? oggi invece l’efebo ha perso quasi completamente ogni slancio emotivo e sentimentale, ed anche nel rapporto con la sessualità cerca anzitutto la soddisfazione del proprio piacere, riducendo ogni attività complessa all’indispensabile e vivendola anzitutto come una trasgressione solipsistica: non c’è più passione, non c’è più virilità nemmeno nel peccato. La poveretta che lo accompagna come una balia si limita ? absit injuria verbis ? a sopperire alla sua indolenza, mentre il suo ragazzo se ne sta sdraiato in poltrona e guarda passivamente Amici vagando altrove con la mente.
Spiace scendere in dettagli, ma ritengo che sia necessario capire che l’omosessualizzazione della società sta creando dei piccoli mostri di egoismo, esseri senza volontà, castrati in tutti i loro istinti, anche nei più bassi ed animaleschi, che pure un tempo la morale teneva sotto controllo, senza tuttavia travisarne la bontà naturale.
Sotto il profilo morale, il metrosexual non riconosce alcuna legge trascendente, se non quella della convenienza del momento: per questo potrà essere indifferentemente eterosessuale, omosessuale o ? ancor più ipocritamente ? bisex. Tanto è di moda. Sotto il profilo religioso, egli si definisce ateo, non credente, o alla migliore delle ipotesi vagamente ispirato ad una religiosità indefinita; spiritualista, new age, buddista, magari addirittura cristiano: “Ma non credo nella Chiesa”, soggiunge subito, quasi a prender le distanze dall’orrida tiranna. Anche se al collo porta un Rosario di Dolce & Gabbana, perché lo dice la moda. Ed in questo il nostro dandy avrà trovato un aiuto consistente nell’altrettanto innegabile mancanza di virilitas del clero che infesta le nostre chiese, tanto indulgente con la gioventù più viziosa, quanto insofferente verso i sani ragazzi di destra, per i quali l’educazione, la disciplina e l’onore non sono parole da censurare in nome del “farsi altro” tanto caro ai modernisti.
Politicamente va per la maggiore collocarsi a sinistra, ma c’è chi per censo o per l’educazione ricevuta osa anche schierarsi dalla parte opposta, ovviamente sempre senza alcun impegno concreto e senza riconoscersi in alcuna ideologia definita, non si sa mai che debba poi muovere un dito per qualcosa in cui crede. Culturalmente il maschio omosessualizzato conferma una totale e sesquipedale ignoranza a tutti i livelli, consolidata dalla scuola pubblica e rassicurato dalla promozione garantita e dalla promessa di un lavoro non impegnativo, non faticoso e soprattutto ben remunerato. Salvo poi mendicare un sussidio e chiedere i soldi ai genitori, rimanendo a vivere con loro sino ai 35 anni.
Nella sfera affettiva il metrosexual ammette relazioni ? anzi: frequentazioni ? basate su una semplice condivisione utilitarsitica di spazio e tempo: potrà essere un’infelice talmente diperata da adattarsi ad uscire con uno che ne sa di più di lei in fatto di inestetismi della pelle, oppure una maschiaccia col pierging sulla lingua che se lo spupazza a proprio piacimento, o ancora un “amico” da presentare ai genitori progressisti. In ogni caso, niente matrimonio, nemmeno in prospettiva. Il massimo che gli si può chiedere è la convivenza, specialmente se è l’altra ? o l’altro ? che paga l’affitto. Può essere anche che vi siano due relazioni contestuali, e non è escluso nemmeno che i “compagni” siano al corrente della cosa: “Tanto meglio ? pensano ? così non me lo devo sopportare solo io e ho più tempo per me”. Amore ovviamente è una parola tanto abusata quanto vuota di significato: designa più spesso la copula che il sentimento che la dovrebbe precedere. Di solito ci si lascia con un sms. Detto per inciso, verrebbe da chiedersi perchè, in un mondo che non conosce più relazioni stabili, gli unici a voler convolare a nozze siano coloro dai quali nessuno si aspetta amore eterno.
Il metrosexual è assurto a modello unico ed incontrastato per i ragazzi di oggi, e chi non vi si adegua viene ritenuto uno sfigato. Rarissimi sono i genitori che si rifiutano di scendere a compromessi con questo paradigma, ed anche nelle famiglie cattoliche tradizionali è molto difficile far capire ai figli che quei jeans a vita bassa fino a scoprire il sedere non sono decenti, che quel taglio di capelli è roba da gay, che a diciassette anni non è serio avere una borsa a tracolla di Gucci. Ecco quindi che le eccezioni confermano comunque una tendenza diffusa e consolidata a tal punto da non rappresentare più una stravaganza di pochi: basta fare un giro in centro per accorgersene. Nei pomeriggi che il ragazzo passa davanti alla televisione gli vengono propinati degli esempi perfettamente coerenti con questo stile di vita: ad Amici, schiere di effeminati tronisti che fingono di farsi corteggiare da ragazze tanto sciocche da credere ancora di avere a che fare con dei maschi; a Saranno famosi ragazzini pieni di fatue velleità passano il tempo a solidarizzare tra loro, abbracciarsi, piangnucolare, darsi bacini, tenendosi ben lontani dalle ragazze, segregate altrove; in tutti i programmi di intrattenimento non manca mai un Cecchi Paone, un Vladimir Luxuria, un Aldo Busi pronti a pontificare sulla libertà sessuale, sempre dando contro alla Chiesa romana; nei telefilm è di prassi qualche episodio con piccoli gay più o meno accettati e compresi — loro sì — da bravi genitori separati, divorziati e risposati; le pubblicità di moda fanno l’apologia dei gigolò ed anche un dopobarba diventa l’occasione per ammiccare a reconditi desideri sessuali; su Club giovanissime ragazze volgari si offrono come improvvisate prostitute, rispondendo a domande che girano solo intorno al sesso e danno per scontato che già a tredici anni si debba perdere la verginità, mentre bulletti di periferia spacciano la propria aggressività per machismo; il matrimonio è sempre deriso e se ne dimostra ad arte la scomparsa; l’infedeltà è norma di qualsiasi programma; il sesso è mostrato nei suoi risvolti più squallidi e più crudi, separandolo ad arte da qualsiasi implicazione sentimentale, a meno che questa non sia utile per giustificare l’adulterio, la convivenza o l’omosessualità; personaggi di bassissimo profilo morale vengono presentati come referenti per chi aspira a fare il modello o l’attore, e Lele Mora fà bella mostra di sé, sdraiato come un sultano assieme a Costantino, Daniele e soci in pose ammiccanti; Maria De Filippi è la musa di giovani che credono di far carriera in televisione; il Grande Fratello è ormai meta ambita da migliaia di inetti che credono di diventare ricchi e famosi in breve tempo.
Se poi si dà un’occhiata ad una rivista di moda, c’è da rimanere sconcertati: anche senza leggere gli articoli ? quasi sempre incentrati sul sesso o sul culto di sé ? le sole pubblicità basterebbero a suscitare scandalo in una persona normale: la mascolinità è confinata ai periodici per sessantenni nostalgici, mentre su Vogue Uomo va di moda il metrosexual debosciato, il prostituto di lusso, il tipo apollino e diafano. E si noterà anche che il vecchio modello “tradizionale” della pubblicità con lui che abbraccia lei o viceversa è ormai stato sostituito dal trio: due maschi ? chiamiamoli così ? mollemente abbandonati ai lati di una virago, in cui non si capisce se la poveretta sia di troppo, o se piuttosto la sua aggressività non funga espressamente da deterrente per i due efebi a torso nudo.
Il politically correct ha infestato ovviamente anche la vita ordinaria della società, per cui si passa per retrogradi o per integralisti se si disapprovano pubblicamente certi costumi. E con il relativismo morale dilangante c’è poco da sperare nel futuro: poiché dove tutto è sottomesso all’arbitrio del singolo, dove manca un riferimento immutabile e trascendente, nulla si salva.
Qualche decennio fa si discuteva di divorzio, poi di aborto. Le chiamavano conquiste sociali. Oggi si discute di dico e di pacs. Domani, quando tutto ciò sarà assimilato, si parlerà di matrimoni di più persone: due maschi e una femmina, quattro maschi, cinque femmine. E poi arriveremo ai bambini: chi dice che non hanno diritto alla sessualità? Perché censurare ancora la pedofilia, o l’incesto? E le bestie? Non vorremmo forse discriminare chi si sente naturalmente attratto verso il proprio cavallo, vero? Aspettiamo fiduciosi una prossima campagna pubblicitaria ad hoc e una nuova serie televisiva.
Qualche decennio fa si discuteva di divorzio, poi di aborto. Le chiamavano conquiste sociali. Oggi si discute di dico e di pacs. Domani, quando tutto ciò sarà assimilato, si parlerà di matrimoni di più persone: due maschi e una femmina, quattro maschi, cinque femmine. E poi arriveremo ai bambini: chi dice che non hanno diritto alla sessualità? Perché censurare ancora la pedofilia, o l’incesto? E le bestie? Non vorremmo forse discriminare chi si sente naturalmente attratto verso il proprio cavallo, vero? Aspettiamo fiduciosi una prossima campagna pubblicitaria ad hoc e una nuova serie televisiva.
Chi c’è dietro a tutto questo?
Le case di moda, si dirà. Le multinazionali delle creme e dei profumi, dei cellulari e dei videogiochi. Il mondo dello spettacolo, che si nutre di giovani vite e le immola per qualche attimo sullo schermo. L’economia moderna, coi suoi beni di lusso, le sue vacanze, le società finanziarie, le auto. Certo, tutto questo contribuisce allo sradicamento della società tradizionale.
Mi permetto di dire che ci si potrebbero aggiungere anche moltissime ragazze e donne, colpevoli in questo sfacelo di assecondare la fatuità dei loro uomini per sentirsi più libere e poter a loro volta coltivare quell’egoismo perverso che già nel femminismo e nel Sessantotto aveva dato una spallata alla famiglia ed alla figura femminile: sfigurate, sfiorite, abbruttite, virilizzate ? loro sì ? al punto da far dimenticare le virtù e le qualità che le rendevano adorabili all’uomo. Complici di un processo di libertinaggio, in cui anche una coppia di fidanzati si guarda attorno per cercare altro, per non assumersi le proprie responsabilità, per non dover rendere conto a nessuno, in nome di una maledetta quanto fraintesa libertà.
Le case di moda, si dirà. Le multinazionali delle creme e dei profumi, dei cellulari e dei videogiochi. Il mondo dello spettacolo, che si nutre di giovani vite e le immola per qualche attimo sullo schermo. L’economia moderna, coi suoi beni di lusso, le sue vacanze, le società finanziarie, le auto. Certo, tutto questo contribuisce allo sradicamento della società tradizionale.
Mi permetto di dire che ci si potrebbero aggiungere anche moltissime ragazze e donne, colpevoli in questo sfacelo di assecondare la fatuità dei loro uomini per sentirsi più libere e poter a loro volta coltivare quell’egoismo perverso che già nel femminismo e nel Sessantotto aveva dato una spallata alla famiglia ed alla figura femminile: sfigurate, sfiorite, abbruttite, virilizzate ? loro sì ? al punto da far dimenticare le virtù e le qualità che le rendevano adorabili all’uomo. Complici di un processo di libertinaggio, in cui anche una coppia di fidanzati si guarda attorno per cercare altro, per non assumersi le proprie responsabilità, per non dover rendere conto a nessuno, in nome di una maledetta quanto fraintesa libertà.
Ma dietro tutto, in fondo, c’è sempre e solo lui, il Nemico. Satana e i suoi satelliti, primi fra tutti i massoni, che sanno bene quanto sia indispensabile agire sui giovani per demolire le poche vestigia della società cristiana ancora rimaste in piedi. Dannare le anime: è l’unico scopo che si prefigge da sempre il Maligno. E distruggere la Chiesa Cattolica, posta da Dio proprio per salvare quelle anime, specialmente le più innocenti. Sono ben noti i piani della Massoneria nella dissoluzione della morale, nella diffusione del libertinaggio, del pansessualismo, della pornografia, e basta guardarsi attorno per capire sino a che punto si sia giunti, nel totale disprezzo ? o forse disinteresse ? della legge naturale e di quella di Dio.
Ricordiamoci bene che tutto questo serve non solo a condannare all’Inferno quanti cedono alle sue lusinghe, ma anche a distruggere ? con disegno lungimirante ? ogni prospettiva futura per la società.
Ricordiamoci bene che tutto questo serve non solo a condannare all’Inferno quanti cedono alle sue lusinghe, ma anche a distruggere ? con disegno lungimirante ? ogni prospettiva futura per la società.
Il ragazzo di oggi sarà uomo domani: ecco perché egli viene educato e cresciuto nel culto di sé, nell’egoismo, nell’orgoglio più luciferino.
È vero che il peccato è sempre stato una piaga dell’umanità, ma è anche vero che mai come in questo periodo si è giunti a rendere peccaminoso ogni aspetto della vita umana, privandolo del minimo raggio di bene. Il Nemico è riuscito a togliere quel poco di virtuoso ? per così dire ? che c’era anche nel peccato: i peccatori di un tempo avevano almeno la spina dorsale.
In altri tempi chi cedeva alla carne lo faceva comunque con trasporto, con virilità, con il desiderio di assaporare un frutto che si sapeva illecito; oggi chi viola il Sesto Comandamento non cerca più nulla se non il gusto del peccato, senza passione, senza desiderio. Chi bestemmiava il nome di Dio lo faceva per collera, per odio, per ira; oggi si bestemmia per il semplice gusto di mostrarsi moderni o come vuoto intercalare.
Chi non andava a Messa la domenica, lo faceva perchè era socialista o mangiapreti, e almeno credeva e lottava per un ideale, ancorché sbagliato; oggi non si va in chiesa solo perché si rientra tardi il sabato o perché si passa il weekend all’estero con un volo last minute.
Sapere che questa massa di invertebrati con le sopracciglia spinzettate e la cintura di Gucci domani governerà una Nazione, ne determinerà le sorti economiche e politiche, è la migliore garanzia per chi ci vuole portare alla rovina.
In altri tempi chi cedeva alla carne lo faceva comunque con trasporto, con virilità, con il desiderio di assaporare un frutto che si sapeva illecito; oggi chi viola il Sesto Comandamento non cerca più nulla se non il gusto del peccato, senza passione, senza desiderio. Chi bestemmiava il nome di Dio lo faceva per collera, per odio, per ira; oggi si bestemmia per il semplice gusto di mostrarsi moderni o come vuoto intercalare.
Chi non andava a Messa la domenica, lo faceva perchè era socialista o mangiapreti, e almeno credeva e lottava per un ideale, ancorché sbagliato; oggi non si va in chiesa solo perché si rientra tardi il sabato o perché si passa il weekend all’estero con un volo last minute.
Sapere che questa massa di invertebrati con le sopracciglia spinzettate e la cintura di Gucci domani governerà una Nazione, ne determinerà le sorti economiche e politiche, è la migliore garanzia per chi ci vuole portare alla rovina.
Giovani ripiegati su se stessi, intenti ad aggiustarsi la vita bassa e a rimirarsi nello specchio, non sapranno mai imbracciare un’arma, non solleveranno mai la testa, non si ribelleranno mai a nessun tiranno, a meno che non li privi del loro cellulare. Maschi svirilizzati dalla moda, dal fumo e dalle droghe sono certamente meno prolifici e determinati a costruire una solida famiglia in cui educare i figli della prossima generazione. Personaggi virtuali di internet, che trascorrono il proprio tempo chattando davanti al computer o ad assorbire passivamente tutto ciò che viene loro propinato in televisione, sono esseri incapaci di calarsi nella realtà, presi come sono da un mondo irreale nel quale spesso confinano anche i propri vizi. Ignoranti e privi di qualsiasi raziocinio, non vogliono e non possono capire ciò che accade nel mondo e nella loro Patria, lasciando ad altri per indolenza il potere di scegliere al loro posto. Abbeverati alla scuola irenista di Giovanni Paolo II e dei suoi ecumenici Prelati, si sono sentiti dire sin dall’infanzia che tutte le religioni van bene, basta essere pacifisti e solidarizzare con tutti. Per chi impugneranno la spada, costoro, quando verrà l’Anticristo?
Commenti
Mi vengono i brividi se penso di appartenere allo stesso "sesso" di questi esseri...provo profonda pena e disgusto per loro.
Non sono nessuno, ma da sempre mi son dato "altri canoni" di giudizio e comportamento sia con me stesso che in società... non sarò mai uno di quei fessi, piuttosto mi taglio le gambe!!!
Spero il mio "genere" si riprenda, altrimenti la vedo dura per la nostra società... non ce lo voglio un mondo tipo quello dell'Antica Grecia ai nostri giorni. E' disgustoso, ignobile... non ce lo voglio un mondo di rammolliti senza spina dorsale mantenuti dal "papi" con ipod, cellulare da 3000€, jeans a vita bassa e scarpe da 500€..
Che schifo.... brrrr
Se mai un domani avrò un figlio mio e mi diventa così, gli spezzo le gambe e gli faccio fare il "fighetto" sulla sedia a rotelle, promesso!!! Sempre che non lo ammazzi prima, ahahahaha
Un abbraccione amica mia, ciaaao!!!