i celti e gli alberi


Il Bosco Sacro Celtico.

Un cammino all’ombra del bosco celtico, fra le simbologie arboree e la magia degli alberi Ogham.

Largo spazio hanno, nei componimenti poetici e nella quotidianità della tradizione culturale, gli alberi e gli arbusti, quali compagni e ispiratori dell’arte e delle vie spirituali e come puri e potenti simboli di realtà o qualità. Risulta interessante e piacevole addentrarci nel significato simbolico degli arbusti del Sacro Bosco Celtico, contemplati nella maggioranza dei componimenti bardici e cruciali chiavi di molteplici interpretazioni. È possibile così, lungo il sentiero ombreggiato, contemplare ogni singolo albero ed arbusto, incamminandoci all’interno del Bosco Sacro, luogo dove l’unità e la comunione vigono, in perfetta armonia, seguendo il cammino degli alberi Ogham.

Il primo albero dell’Ogham è la Betulla, dalla bianca corteccia, simbolo di purezza e castità. La Betulla rappresentava l’inizio di un nuovo ciclo vitale nonché la porta per il nuovo anno celtico, che iniziava il primo giorno di Novembre, in seguito alle celebrazioni di Samhain (usualmente conosciuto come Allhallows o Hallowe’en). La Betulla era considerata la protettrice e la guida spirituale di ogni nuova partenza, fisica o spirituale.

Il secondo albero del Bosco Sacro è il Sorbo Selvatico, che rivestiva un’importante funzione nelle cerimonie druidiche. La stessa bacca del Sorbo reca una minuscola stella a cinque punte, o pentagramma, stimato come antico simbolo magico di protezione. Anche per questo particolare il Sorbo Selvatico era utilizzato e citato generalmente nei riti di protezione.

L’Ontano, il terzo albero del Bosco Sacro, era utilizzato a sua volta nei riti di protezione, in particolare negli scontri e nelle dispute, e per accrescere e sviluppare il potere oracolare. Questo albero è indissolubilmente legato alla figura di Bran il Santo, o il dio Bendegeit Bran, la cui leggenda è conservata e perpetrata ancora dalla presenza dei celebri corvi sulla Torre di Londra.

Il Salice, in gaelico Sorcha, all’interno del Cammino Celtico, rappresenta i ritmi lunari e femminili della vita. Durante il mese del Salice si teneva la Festa del Fuoco della dea della veggenza Brigit, protettrice dei poeti, dei medici, degli artigiani, dei fabbri e degli artisti che lavoravano il bronzo, figura che, nella devozione cristiana, si trasformò o si sovrappose a quella di Santa Brigitta, seconda per importanza solo a San Patrizio.

Il Frassino, Necht, rappresenta l’Albero del Mondo ed è presente anche nella mitologia norvegese come Yggdrasil, l’albero di Odino. Questo albero possiede radici che penetrano molto in profondità nel terreno e rami spessi e forti. Per questa sua immagine di molteplicità e robustezza, nella mitologia celtica e norvegese il Frassino era percepito come uno specchio del mondo e dell’universo, contemplando ed abbracciando gli Inferi, la Terra ed il Cielo. Il Frassino è il nodo fra il microcosmo e il macrocosmo, l’anello di congiunzione fra il soggetto e la Natura. Esso indicava in particolare comprensione ed equilibrio.

Il femminile Biancospino, che cresce con una densa fronda di numerosi e contorti rami, veniva usato per delimitare le proprietà, in siepi spinose, atte a proteggere il nucleo familiare e la terra. Il Biancospino rappresentava soprattutto la purezza e la castità, l’attesa ed il raccoglimento personale.

La Quercia era considerata la regina della foresta, perfetta, forte dei suoi imponenti rami e salda nelle sue ancor più grandi radici. La sua crescita è lenta ma piuttosto sicura. La Quercia spicca nelle spirali della feconda danza della fertilità dei mesi solari. Questo albero simboleggiava la salda protezione e le forza primordiale, nonché l’abilità di sopravvivere.

L’Agrifoglio è un albero dalla simbologia maschile, legato all’amore fraterno e alla paternità. Era considerato, insieme all’Edera e al Vischio, un potente simbolo di vita, per le sue foglie annuali e i suoi frutti invernali. Nelle quotidianità celtica si pensava che l’Agrifoglio fosse di aiuto e sostegno in ogni sorte di battaglia spirituale.

Il Nocciolo, in gaelico Cron, era associato con l’ispirazione poetica, la meditazione e la mediazione. Quest’albero era in particolare utilizzato e citato a fini divinatori e per potenziare l’intuizione.

Il Melo è da sempre associato con la scelta e la capacità decisionale. Legata a quest’albero era la magica Terra delle Mele detta Avalon, all’interno della quale si situa Glastonbury. La mela, come citato, se tagliata trasversalmente, manifesta nei suoi semi un pentagramma, un basilare quanto potente simbolo magico.

La Vite, Mbracht, era connessa con i poteri profetici, con la sensibilità psichica, preferita al senso comune. Il vino ottenuto dai suoi frutti era utilizzato per allentare il controllo logico ed intellettuale e favorire l’intuizione e l’ispirazione profonda e istintiva.

L’Edera, Gorm, rappresentava la ricerca di se stessi, la danza spiraliforme dell’anima verso l’illuminazione.

Il Giunco era simbolo e fonte di protezione nella battaglia e nel viaggio. Per la sua particolare forma a freccia argentata era associato nelle credenze celtiche all’azione direzionata e precisa, quale lo scoccare una freccia.

Il Prugno Selvatico rappresentava il fato o l’influenza esterna. Esso incarnava simbolicamente ogni tipo di evento che intralciasse o rendesse spinoso il sentiero intrapreso.

Il Sambuco governa il tredicesimo mese dell’anno celtico e rappresentava la rigenerazione e l’eterno ciclo di vita e morte, che abbracciava ogni creatura naturale ed ogni aspetto dell’esistenza fisica e spirituale.

L’Abete Bianco simboleggiava la chiarezza della visione, per l’elevata altezza che raggiungono i suoi rami, che dominano dall’alto le foreste. Esso era collegato alla guarigione e alla veggenza.

Il Ginestrone, per i suoi caratteristici fiori gialli, ricchi e colmi di nettare e polline, che permangono sul suo manto quasi per la totalità dell’anno, era associato alla raccolta e all’abbondanza.

L’Erica, come il Vischio, era potente simbolo di fertilità e guarigione.

Il Pioppo Bianco era connesso alla capacità di sopportazione e di resistenza. Esso era altresì associato alla comunicazione e al linguaggio, nonché alla giusta percezione dei propri dubbi e timori, per la particolarità del suo fogliame di poter mormorare e sussurrare nella brezza più leggera.

Il Tasso era legato alla longevità, alla rinascita e alla reincarnazione, nonché alla saggezza, frutto dell’esperienza del passato.

La Fusaggine era associata alla dolcezza e alla letizia.

Il Caprifoglio era, come l’Edera, legato alla ricerca del sé. Esso era particolarmente utilizzato come guida nel discernimento e nei cammini spirituali.

Il Faggio era legato alla conoscenza antica, attingibile da oggetti, luoghi e scritti. Esso rappresentava la fondamentale guida del passato per comprendere il presente.

Dedichiamo un’ultima breve sosta, in questa passeggiata nel Bosco Celtico, alla particolare figura dell’Albero Capovolto, centrale nel generale simbolismo cabalistico, ovvero alla figura dell’Albero della Vita Riflesso, simbolo di squilibrio, di Male, di capovolgimento dell’ordine della comprensione. L’Albero Capovolto è una delle rappresentazioni dell’Albero degli Inferi, citato anche da Thomas il Rimatore e rievocato nelle stesse profezie merliniane.


Per approfondimenti sull’Ogham vedere Murray Liz e Colin, L’oracolo celtico degli alberi, 1997, Meb Editrice, Padova.

dal sito: www.celticworld.it

Commenti

Insubre ha detto…
Complimenti per il tuo blog: mi piace molto.
L'ho scoperto per caso, cercando articoli sulla simbologia celtica degli alberi.
Se ti va, visita il mio blog, (è scritto in dialetto milanese):
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