la Dea Madre


I principali temi rappresentati nel simbolismo della Dea sono il mistero della nascita e della morte, come anche quello del rinnovarsi della vita, non solo umana, ma anche tutta la vita del pianeta e, naturalmente, del cosmo. Simboli e immagini si affollano intorno alla Dea partenogenica (autogeneratrice) e alle sue funzioni di base come Donatrice di Vita o Portatrice di Morte, e non meno importante, come Rigeneratrice della Madre Terra, la Dea della Fertilità, giovane e vecchia, che nasce e muore con la vita vegetale. Essa era l'unica fonte di vita, che prendeva la sua energia da sorgenti e pozzi, dal sole, dalla luna e dalla terra umida. Questo insieme di simboli rappresenta un tempo mitico che è ciclico, non lineare. Questo si manifesta nell'arte con segni di movimento dinamico: spirali che girano e si ritorcono, serpenti attorcigliati e ondulanti, circoli, alte maree, corna bovine, semi germinati e germogli.

Il serpente era il simbolo dell'energia vitale e della rigenerazione, una creatura delle più benevole, non malvagia. Anche i colori avevano un significato differente da quello del sistema simbolico indoeuropeo: il nero non significava morte o inferno; era il colore della fertilità, delle grotte umide e del suolo ferace, del seno della Dea, dove comincia la vita; il bianco, al contrario era il colore della morte, delle ossa, all'opposto del sistema indoeuropeo, nel quale sia il bianco che il giallo sono i colori del cielo e del sole raggiante.

In nessun modo si deve confondere la filosofia da cui derivano queste immagini con quella del mondo pastorale indoeuropeo, nel quale gli dei guerrieri a cavallo rappresentano il cielo radioso o tormentoso, o anche l'inferno paludoso, l'ideologia per cui le dee non sono creatrici, bensì bellezze ("Venus") sposate con gli dèi-cielo.

L'arte che riguarda la Dea, con la sua sorprendente assenza di immagini di guerra e di dominazione maschile, riflette un ordine sociale in cui le donne, in quanto capi di clan o sacerdotesse-regine, assumono un ruolo centrale. La Vecchia Europa(1) e l'Anatolia, come pure la Creta Minoica, erano una "gylania" (2). Questo sistema sociale equilibrato, nè patriarcale nè matriarcale, lascia il suo riflesso nella religione, nella mitologia e nel folklore che si ricavano dagli studi della struttura sociale corrispondente alle culture minoiche e della Vecchia Europa, ed è rafforzato dalla continuità degli elementi in un sistema matrilineare come quelli della Grecia Antica, dell'Etruria, di Roma, del Paese Basco e di altri paesi dell'Europa.

Tuttavia il sistema matrilineare e incentrato sulla Dea, tanto profondamente analizzato da Marija Gimbutas rispetto alla Vecchia Europa, non sembra che rimanesse limitato al continente eurasiatico, ma al contrario, fu anche esteso almeno a tutto il Vicino Oriente, all'Egitto e all'Africa Sahariana. Sebbene in queste ultime regioni non siano state trovate molte figure femminili come in Europa, se ne hanno a sufficienza per poter affermare che la religione della Dea fu universale fino a pochi millenni fa.

Alcuni storici specializzati in culture africane si spingono molto oltre, e sono giunti ad affermare che la Dea primigenia fu nera e nacque della regione nord-est dell'Africa, da dove si estese verso il continente eurasiatico insieme alle ondate migratorie che penetrarono in Europa circa 40.000 anni fa. L'ipotesi è suggestiva e probabile, dato che l'uomo moderno effettivamente proviene dal nord-est africano, proprio come la sofisticata tecnologia aurignaciana, e che la sua via di penetrazione coincide con il centro di espansione della cosidetta "cultura iconografica femminile", cioè della religione della Dea, ma non esiste alcuna attestazione archeologica circa possibili figure di dee africane che siano più antiche di quelle europee. E' possibile che la Dea nacque sia in Africa che in Europa, nessuno oggi sembra poter dire l'ultima parola a tale proposito.

Oya: Dea Madre dell'Africa Occidentale, alcune volte si presenta nella forma di un toro, è adorata dagli Yoruba, è probabilmente anche la dea dell'arcobaleno. E' inoltre la dea della Danza. Figlia unica della dea dell'acqua Yemanya. Oya fece il primo elemento, da cui l'universo esiste. Ella è una delle tre dee dei fiumi, che danno il nome ad un fiume. Lei personifica il fiume Niger, le altre sono Oshun e Oba. Suo fratello e marito era il dio Sjango, al quale lei offrì il governo del tuono e dei fulmini. Una volta egli la vide al fiume mentre mutava in toro, per fargli mantenere il segreto lei si uni a lui ma, egli rivelò ad altre donne il segreto mentre era ubriaco. A causa di ciò sfuggì alla morte molto faticosamente. Come la Dea Madre, Oya porta una doppia ascia sulla testa. Questo è attributo di Sjango, al quale sottrasse il segreto delle tempeste. Con l'avvento della cristianità Oya, Oshun e Oba furono convertiti in Santi. Durante il periodo della schiavitù, il suo culto fu trasportato alle Americhe dove fu adorata come la dea dell'arcobaleno Olla a Cuba e a Porto Rico. A Cuba è anche comparata alla Vergine Maria. In Brasile è chiamata Yansa do Yansan, e fu resa anche qui santa con il nome di Barbara. Nel Voodoo Haitiano è conosciuta come Maman Brigette o Damballah.

Nella regione eurasiatica e nel Vicino Oriente, con l'inizio del VII millennio a.C., le necessità mitologiche delle nuove società in formazione portarono la Gran Dea paleolitica a doversi manifestare attraverso un considerevole numero di appellativi o sembianze differenti, come Dea della Fertilità della Terra o Dea del Grano, Dea Serpente, Dea Pesce, Dea Rana, Dea Riccio e Dea Farfalla o Ape. Tuttavia la sua onnipotenza e le sue funzioni ancestrali rimasero intatte e indiscutibili; anche il suo simbolismo classico continuò ad esistere, seppure incorporando alcuni nuovi disegni che avrebbero finito per acquistare molta importanza rituale.

Ripercorrendo la storia evolutiva della fondamentale Dea Uccello paleolitica, vediamo che dall' VIII al VI millennio a.C. nella regione dell'Egeo e nei Balcani fu rappresentata attraverso un'immagine dotata di un lungo collo fallico, un precedente che, nel passaggio seguente, quando la cultura neolitica del sud-ovest europeo giunse al suo apogeo (circa 5000 a.C.), avrebbe trasformato la dea, (ispirandosi forse al collo serpentiforme di alcuni uccelli acquatici) e dato origine alla Dea Uccello e Serpente. Questa Dea veniva rappresentata sia sotto forma di due divinità distinte (Dea Uccello e Dea Serpente) che di una sola (Dea Uccello e Serpente).

La principale funzione della Dea nel suo nuovo aspetto di Serpente era quella di garantire la continuità dell'energia vitale e offrire rigenerazione ad ogni esistenza esaurita.
La Dea Serpente fu la prima divinità a presentarsi incoronata; così dal VII millennio a.C., le sue immagini apparvero frequentemente con una corona, simbolo di potere e saggezza, o con una pettinatura molto sofisticata, caratterizzata da ricci serpentiformi. Sia la Dea Uccello che la Dea Serpente, e la sintesi di ambedue, furono adorate in santuari specifici almeno dall'inizio del VI millennio a.C. Il rapporto fra il serpente e il potere generatore della Dea continuò nel tempo, ed era ancora evidente in casi come quelli di Hera e Hathor.

In tutta la civiltà greco-romana, come anche in molte culture africane ed asiatiche, si protrasse la credenza che i serpenti agissero da protettori del focolare e fossero fonti di fertilità e prosperità per gli uomini e per i loro raccolti e greggi; di fatto si credeva che il loro rinascere dopo l'inverno influisse positivamente sulla rigenerazione della natura. Questi poteri erano stati esclusivi della Dea fin dai tempi paleolitici.

La Dea-maga Angizia (sorella di Medea e di Circe), aveva scelto come sua dimora le sponde del lago Fucino e con il canto riusciva a dominare i serpenti e comandarli secondo la sua volontà. L'Antico culto della dea Angizia raffigurava una donna con un serpente nella mano sinistra alzata, protettrice dal morso dei serpenti. Una sua statuetta è stata rinvenuta nel lago Fucino, dove si credeva che essa avesse dimora, e Virgilio ricorda la presenza di un "nemus Angitiae", cioè un bosco sacro a questa divinità, nei pressi del lago.

http://www.guidabruzzo.it/lucodm.html
http://www.guidabruzzo.it/cocullo.html

Un testo classico relativamente recente, la deliziosa narrazione L'Asino d'oro di Apuleio(114-184 d.C.) offre una descrizione riveduta della Dea, così come fu considerata nell'Antichità. Lucio Apuleio, viaggiatore instancabile e buon conoscitore delle religioni misteriche del suo tempo, fece parlare la Dea stessa:

"Eccomi Lucio commossa dalle tue preghiere. Io sono la Natura Genitrice di tutte le cose, signora di tutti gli elementi, principio e generazione dei secoli, la più grande dei Numi, la regina dei Mani, la prima fra i Celesti, forma tipica degli Dèi e delle Dee, che governano col mio cenno le luminose vette del cielo, le salutari brezze marine, i lacrimati silenzi degli Inferi. tutto il mondo venera il mio nome, unico se pure sotto molte e diverse forme, con vario rito e con diversi nomi. I Frigi primi abitatori della Terra, mi chiamano la Pessinunzia Madre degli Dèi; gli Attici autoctoni, Cecropia Minerva; ho nome Venere Pafia presso gli abitanti dell'isola di Cipro; Diana Dittina presso i Cretesi famosi arcieri; Proserpina Stigia fra i Siculi trilingui; Vetusta Cerere fra gli Eleusini; altri mi chiaman Giunone, altri Bellona; questi Ecate e quelli Ramnusia. Ma solamente coloro che sono illuminatidai primi raggi del nascente sole, cioè gli uni e gli altri Etiopi, e gli Egiziani ammirevoli per la loro antica dottrina, mi onorano con un culto di adeguate cerimonie e mi appellano col mio vero nome di Iside Regina".

In un erbario inglese del XII secolo conservato al British Museum e citato da Robert Graves, compare un'invocazione alla Dea Madre Terra, una manifestazione neolitica della Dea Gravida Paleolitica, che si rivela molto eloquente:

"Terra, Dea divina, Madre Natura, che generi ogni cosa e sempre fai riapparire il sole di cui hai fatto dono alle genti; guardiana del cielo, del mare e di tutti gli Dèi e le potenze; per il tuo influsso tutta la natura si si acqueta e sprofonda nel sonno..E di nuovo quando ti aggrada tu mandi innanzi la lieta luce del giorno e doni nutrimento alla vita con la tua eterna promessa; e quando lo spirito dell'uomo trapassa è a te che ritorna. A buon diritto invero tu sei detta Grande Madre degli Dèi; Vittoria è il tuo nome divino. Tu sei possente, Regina degli Dèi! O Dea io ti adoro come divina, io invoco il tuo nome, degnati di concedermi ciò che ti chiedo, in modo ch'io possa in cambio colmare di grazie la Tua dinività, con la fede che ti è dovuta.."

Note
(1)Il termine Vecchia Europa, come l'ha definito Marija Gimbutas, include tutta la zona geografica che comprende l'Egeo, i Balcani, l'Europa orientale e centrale, il Mediterraneo centrale e l'Europa occidentale.
(2)Marija Gimbutas ha preso il termine da Riana Eisler, che suo libro "The Chalice and the Blade" propose di denominare "gylania" (gy, di donna e an di andros-uomo) per riferirsi alla struttura sociale nella quale i due sessi mantengono un rapporto sociale egualitario.

Testi
P.Rodriguez, Dio è nato donna, Editori Riuniti
M.Gimbutas, Il Linguaggio della Dea
R.Graves, La Dea Bianca, Adelphi

articolo tratto dal sito http://www.thule-italia.com/grandedea.html

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