Chi era la donna per cui cantava Cavaradossi?
Ecco la trama dell'opera:
Dramma in cinque atti di Victorien Sardou (1831-1908), rappresentato nel 1887. La vicenda si svolge a Roma al momento della battaglia di Marengo. Floria Tosca, la cantante famosa, amante del pittore Mario Cavaradossi, nobile e liberale, è corteggiata dal barone Scarpia, ministro della polizia pontificia, il quale, sospettando che il pittore abbia ospitato il suo amico Angelotti, rivoluzionario evaso da Castel Sant'Angelo, eccita la gelosia di Tosca per la marchesa Attavanti di cui Cavaradossi dipinge il ritratto, sperando di cogliere qualche indicazione nelle parole che il dispetto e il turbamento le strapperanno. Basta infatti qualche reticenza di Tosca, perché Scarpia si rechi con i suoi agenti alla villa del pittore, lo arresti e lo sottoponga alla tortura. Tosca, a cui Scarpia con raffinata crudeltà fa udire i gemiti di Cavaradossi tormentato, rivela, per salvare lui, il nascondiglio di Angelotti, il quale, quando si vede scoperto, si uccide. Cavaradossi intanto è imprigionato a Castel Sant'Angelo e condannato a morte; se Tosca vorrà liberarlo dovrà concedersi a Scarpia. Ella accetta il patto orrendo e appena ha avuto il salvacondotto per sé e per l'amante, pugnala Scarpia e corre a Castel Sant'Angelo dove la fucilazione di Cavaradossi dovrà, secondo la promessa di Scarpia, essere simulata. Ma Cavaradossi è fucilato realmente, e Tosca, a cui non resta che la disperazione, si precipita dagli spalti del castello.
e ancora:
TOSCA
Personaggi
Floria Tosca (soprano)
Mario Cavaradossi (tenore)
Scarpia (baritono)
Spoletta (tenore)
Cesare Angelotti (basso)
Sciarrone (basso)
Un carceriere (basso)
Il sagrestano (baritono)
Un pastore (soprano)
L’opera venne rappresentata per la prima volta al Teatro Costanzi di Roma il 14 gennaio 1900
Libretto di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa
L’antefatto
Il 15 febbraio 1798 le truppe napoleoniche occupano Roma e costringono il Papa alla fuga. Lo stesso giorno viene proclamata la repubblica. L’avanzata dell’esercito francese prosegue verso Sud e, dopo una berve guerra, anche il re di Napoli Ferdinando IV di Borbone è obbligato all’esilio. Anche nella città partenopea viene instaurato un nuovo regime repubblicano. Ma sia a Roma che a Napoli l’esperienza della repubblica ha durata breve. L’esercito borbonico alleato con quello austriaco passa ben presto al contrattacco e riesce ad abbattere i governi provvisori degli insorti. Nelle due città vengono così instaurati durissimi regimi di polizia. A Roma il comando viene affidato al Barone Vitellio Scarpia, che il 27 settembre 1799 fa arrestare e rinchiudere in prigione l’ex console della Repubblica romana Angelotti.
Riassunto dell’opera
Atto I (chiesa di Sant'Andrea della Valle). Un giovane uomo vestito da prigioniero, Cesare Angelotti, entra correndo nella chiesa deserta. Egli è in cerca di una chiave, che sua sorella ha nascosto per lui ai piedi di una statua della Madonna; con questa potrà aprire la cappella Attavanti dove intende nascondersi dalla polizia che lo insegue. Non appena Angelotti scompare nella cappella, arriva il sacrestano. Il prete è sicuro di aver sentito il pittore Cavaradossi tornare, ma quando guarda verso le impalcature, dove il pittore è solito lavorare, non trova nessuno. Saltando su di esse si rende anche conto che il cesto con il cibo e il vino è stato lasciato intatto. Suona l’Angelus e il sacrestano si inginocchia a pregare. Cavaradossi entra e sale sull’impalcatura per continuare il suo lavoro sul dipinto di Maria Maddalena. Quando il sacrestano vede il dipinto ne rimane molto sorpreso notando la somiglianza della Maddalena con una giovane donna, che nei giorni precedenti era solita venire a pregare in chiesa. Cavaradossi ne ha approfittato per osservarla di nascosto e per usarla come modella per il suo dipinto.
Cavaradossi chiede al sacrestano di passargli i pennelli. Dopo poco interrompe il suo lavoro e tira fuori dalla tasca un medaglione. In esso c’è il ritratto di una donna che il pittore paragona con quello di Maria Maddalena. Mentre la Maddalena ha gli occhi celesti e i capelli biondi, la donna raffigurata nel medaglione ha gli occhi scuri e i capelli bruni. Si tratta di Floria Tosca, una famosa cantante d’opera romana e amante di Cavaradossi ("Recondita armonia di bellezze diverse! E’ bruna Floria l’ardente amante mia"). Alla domanda del sacrestano Cavaradossi risponde che non ha toccato il cibo nel cesto perché lui non aveva fame. Il sacrestano guarda con rabbia il cesto prima di andarsene. Non appena lascia la chiesa, Angelotti esce dal suo nascondiglio convinto che non ci sia più nessuno.
Angelotti è spaventato dalla presenza del pittore, ma si tranquillizza quando capisce che si tratta di un amico. Per essere sicuro di non essere interrotti da nessuno, Cavaradossi corre verso l’entrata della chiesa per chiudere a chiave il portone. Dopo aver appreso che Angelotti è appena scappato dalle prigioni di Castel Sant’Angelo, si mette subito al servizio del fuggitivo. Proprio in questo momento si sente la voce di Tosca. Cavaradossi dice ad Angelotti di nascondersi, mentre lui cerca di mandarla via. Spinge Angelotti verso la cappella e gli da’ il cesto con il cibo e il vino.
Non sentendo risposta, Tosca grida ancora una volta con tono arrabbiato il nome del pittore. Cavaradossi apre il portone della chiesa e la donna con fare sospettoso si precipita dentro domandando se era una donna la persona con cui stava parlando. Cavaradossi con non pochi sforzi riesce a convincere Tosca che non stava parlando con nessuno. Lei gli da’ allora appuntamento all’uscita del teatro dopo lo spettacolo, quando insieme potranno finalmente andare nella villa di lui per la notte. Cavaradossi mostra un’aria distratta perché i suoi pensieri sono ancora rivolti all’amico Cavaradossi. Tosca fraintende questo atteggiamento e ne è preoccupata. Il pittore fa del suo meglio per rassicurarla e insiste perché se ne vada. Mentre sta per lasciare la chiesa, Tosca volge il suo sguardo verso il ritratto e vi riconosce le sembianze della giovane marchesa Attananti. Ciò non fa che accrescere i suoi sospetti. "Quale occhio al mondo può star paro all’ardente occhio tuo nero?". Con queste parole Cavaradossi le risponde cercando di rassicurarla e di convincerla della sua devozione.
Una volta che Tosca se ne è andata, Cavaradossi spiega ad Angelotti che nonostante egli si fidi di Tosca, lei deve sapere il meno possibile riguardo all’incontro tra i due. Gli chiede poi quale sia il suo piano di fuga. Angelotti spiega che sua sorella gli ha lasciato alcuni vestiti da donna in chiesa e che con quelli lui potrà fuggire da Roma nell’oscurità della notte. Aggiunge poi che la donna ha fatto ciò per salvarlo dalle grinfie del perfido Barone Scarpia (il dispotico capo della polizia) responsabile della sua reclusione nelle prigioni di Castel Sant’Angelo. Cavaradossi afferma di avere un piano migliore per mettere in salvo l’amico. Non c’è alcun bisogno di travestirsi da donna. Lui gli darà le indicazioni necessarie per raggiungere attraverso un sentiero deserto la sua villa, dove potrà nascondersi in una stanza segreta a cui si accede da un pozzo nel giardino. A questo punto si sente un colpo di cannone. E’ il segnale che la fuga di Angelotti è stata scoperta e che Scarpia non tarderà ad arrivare fino alla chiesa. I due uomini se ne vanno in tutta fretta. Il sacrestano ritorna con buone notizie. Egli è seguito da altri preti e da giovani cantanti nel coro della chiesa, tutti ansiosi di sapere che cosa abbia da dire. Gli è stato riferito che Napoleone è stato sconfitto in battaglia, che ci sarà una grande festa a Palazzo Farnese per celebrare l’evento e che per l’occasione la cantante Floria Tosca si esibirà in una nuova cantata.
Le scene di gioia per la notizia della sconfitta di Napoleone sono interrotte dall’arrivo di Scarpia seguito dal suo scagnozzo Spoletta e da altri poliziotti. Scarpia congeda tutti tranne il sacrestano ordinando di prepararsi per il Te Deum. Spiega al prete che un prigioniero è scappato dalle prigioni di Castel Sant’Angelo e si è rifugiato in questa chiesa. Chiede dove sia la Cappella Attavanti e dirigendosi verso di essa trova il cancello semi aperto. Guardando dentro trova un ventaglio e subito si rende conto dell’errore commesso nell’aver fatto sparare il cannone avvertendo così il fuggiasco dell’imminente arrivo della polizia. Vedendo lo stemma della famiglia Attavanti sul ventaglio, Scarpia capisce il ruolo della sorella di Angelotti nella fuga del prigioniero e guardando il ritratto di Maria Maddalena con le sembianze della donna chiede chi sia stato a dipingerlo. Il nome di Cavaradossi non gli è certo nuovo. Il pittore è infatti un personaggio sospetto, un rivoluzionario, nonché amante di Tosca. Quando uno degli agenti di Scarpia trova il cesto del cibo vuoto, che il sacrestano dice essere di Cavaradossi, non è difficile per Scarpia intuire che il pittore è stato complice nella fuga di Angelotti.
Tosca ritorna in chiesa è si mostra sorpresa di non vedere Cavaradossi al lavoro. Non può fare a meno di pensare che il suo amante l’abbia ingannata. Scarpia le si avvicina e insinua che Cavaradossi le è infedele. Indica il ritratto di Maria Maddalena e mostra il ventaglio dicendole di averlo trovato sulle impalcature, dove senza dubbio è stato lasciato dai due amanti in fuga. Vedendo lo stemma della famiglia Attavanti sul ventaglio, Tosca viene assalita dall’angoscia.
Tosca spiega a Scarpia di essere tornata per dire a Cavaradossi che non potrà incontrarlo questa sera perché dovrà partecipare alla grande festa a Palazzo Farnese. Non si immaginava certo di venire a sapere che il suo compagno ha una relazione con un’altra donna. Senza dubbio i due saranno nella villa di lui adesso. La sua rabbia cresce, la donna si precipita fuori dalla chiesa minacciando di andare fino alla villa per cogliere i due amanti sul fatto.
Scarpia ordina al suo scagnozzo di seguire la donna e di tornare poi a Palazzo Farnese per informarlo. Quando il Te Deum inizia il barone si inginocchia e comincia a pregare. Esulta per l’imminente vittoria: non solo farà giustiziare Cavaradossi, ma riuscirà anche ad impadronirsi di Tosca.
Atto II (Palazzo Farnese). Scarpia sta cenando, mentre aspetta con ansia notizie di Cavaradossi e Angelotti. Chiama un suo scagnozzo, Sciarrone, e gli chiede se Tosca è già a palazzo. Da una finestra lasciata aperta è possibile sentire il suono dell’orchestra nel cortile, che sta già suonando nella festa data dalla regina per celebrare la sconfitta di Napoleone. Tosca,che sarà l’attrazione principale della serata, non è ancora arrivata. Scarpia affida a Sciarrone una lettera per la cantante.
Sarà il suo amore per Cavaradossi a portarla da lui. E la conquista della donna sarà per Scarpia ancora più vera in quanto realizzata contro il suo volere. Una volta che l’avrà conquistata la ripudierà. Entra Spoletta che riferisce al padrone di aver seguito Tosca ma di non aver trovato alcuna traccia di Angelotti. In compenso Cavaradossi è stato arrestato.
Scarpia ordina che Cavaradossi venga portato da lui. Una volta davanti a Scarpia il pittore, nonostante le minacce di tortura, nega di sapere dove si trova Angelotti. All’improvviso compare sulla scena Tosca che corre verso il suo amante. Cavaradossi tenta di avvertirla di non dire nulla ma subito viene trascinato in una stanza vicina per essere torturato. Lasciata sola con Scarpia, Tosca riesce a non cadere nel tranello del barone, che tenta di farla parlare affinché dica dove è nascosto Angelotti. Le descrive le torture a cui Cavaradossi viene sottoposto e l’orrore che sconvolge Tosca viene acuito dalle urla del suo amante. Tosca disperata prega Scarpia di fermare le torture, ma la voce del pittore finisce per rassicurarla.
Tosca continua a sostenere di non sapere nulla, ma quando le torture ricominciano la donna si convince che il destino di Cavaradossi dipende ora solo da lei. Alla fine non riesce più a resistere. Nonostante i disperati richiami di Cavaradossi affinché non parli, Tosca rivela il nascondiglio di Angelotti, "Nel pozzo … nel giardino".
Scarpia ordina che la tortura cessi. Cavaradossi viene riportato nella stanza e Tosca lo assicura di non aver detto nulla. Ma la bugia viene svelata quando Scarpia grida a Spoletta il luogo del nascondiglio di Angelotti e gli ordina di andarlo a prelevare. Cavaradossi si volta allora verso Tosca accusandola di tradimento. Sciarrone irrompe annunciando che la presunta sconfitta di Napoleone si trattava in realtà di una vittoria. Cavaradossi trova la forza di alzarsi e volgendosi minacciosamente verso Scarpia gli predicce che presto sarà lui ad avere qualcosa di cui temere. Scarpia ordina che venga portato via e preparato per l’esecuzione. Scarpia e Tosca rimangono ancora una volta da soli. Scarpia la invita a condividere la cena con lui e le suggerisce un modo per salvare il suo amante.
Per salvare la vita del suo amante Tosca deve rassegnarsi a soddisfare la bramosa passione che il barone nutre nei suoi confronti. Tosca rimane inorridita da queste parole e urla a Scarpia tutto il suo odio. Ma Scarpia subito le ricorda che il suo amante è prossimo alla morte, a meno che lei non si decida ad accettare. Disperata Tosca chiede a se stessa cosa abbia mai fatto per meritare tutto questo ("Vissi d’arte, vissi d’amore, mai male non feci ad anima viva").
Inginocchiata di fronte a Scarpia Tosca lo prega di essere clemente. Arriva intanto Spoletta, il quale annuncia che Angelotti si è suicidato e che tutto è pronto per l’esecuzione di Cavaradossi. Tosca si convince allora che l’unico modo di salvargli la vita è di cedere alle lusinghe di Scarpia e così annuncia al barone la sua disponibilità a concedersi a lui. A questo punto Scarpia ordina di preparare per Cavaradossi una falsa esecuzione e Spoletta lascia la stanza per eseguire le direttive del padrone. Tosca richiede a Scarpia un salvacondotto per lei e l’amante che gli permetta di lasciare il paese. Scarpia si siede alla sua scrivania e comincia a scrivere la lettera.
Mentre Scarpia scrive, Tosca nota sulla scrivania un coltello affilato. Senza distogliere lo sguardo da Scarpia la donna riesce ad afferrare il coltello e a nasconderlo dietro di sé. Dopo aver finito la lettera Scarpia si alza e si dirige verso Tosca ma invece di ricevere la sua sospirata ricompensa viene dalla donna pugnalato al petto. Scarpia muore all’istante. Tosca gli toglie di mano il salvacondotto e prima di lasciare la stanza prende due candele dalla scrivania e un crocifisso dal muro; posiziona le candele ai due lati della testa del morto e il crocifisso sul suo petto.
Atto III (Castel Sant'Angelo). Dalla sua cella Cavaradossi chiede al carceriere di permettergli di scrivere poche righe alla donna amata. Il carceriere acconsente ma non appena il pittore inizia a scrivere viene assalito dai ricordi della donna e si dispera. Quando Tosca arriva l’uomo è in lacrime. Gli mostra il salvacondotto e gli spiega le circostanze che hanno portato alla morte di Scarpia.
Cavaradossi ammira il coraggio e la forza della donna. Tosca gli spiega come avverrà la falsa esecuzione e tutti e due provano sollievo sapendosi presto liberi insieme. Prima che Cavaradossi venga portato via Tosca gli ricorda di recitare bene la sua parte.
Tosca guarda con apprensione Cavaradossi mentre viene preparato per l’esecuzione. Vengono sparati dei colpi e l’uomo cade a terra. Sul suo corpo viene gettato un mantello. Tosca allora aspetta fino a quando Spoletta e gli altri soldati si allontanano sussurando a Cavaradossi di non muoversi.
Quando tutti se ne sono andati Tosca chiama Cavaradossi e gli dice di alzarsi. Vedendo che l’amante non si muove toglie il mantello e con orrore scopre che in realtà Scarpia l’aveva ingannata ordinando una vera esecuzione. Si sentono voci dire che Scarpia è stato ucciso e che Tosca non deve fuggire. Spoletta corre verso di lei ma la donna riesce a respingerlo e si precipita verso il parapetto. Si getta nel vuoto dandosi così la morte.
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