Vivere secondo natura



questo testo non è mio, ma rispecchia il modo di sentire della mia anima, per questo lo riporto in questo diario del mio pellegrinaggio quotidiano.

Quando guardo fuori dalla finestra della mia cucina ed instancabilmente appare il verde, in ogni forma e sfumatura, penso che forse ne ho abbastanza, che quell’eccesso di natura ogni tanto possa anche soffocarmi. Ma non c’è nulla che mi metta il cuore più in pace che portare i miei figli a scuola valicando le colline, osservando i boschi che di prima mattina lasciano salire la nebbia; dare un occhio di sfuggita, perché si ha sempre fretta – anche qua – al serpente blu del Po che si snoda a valle disegnando le sue sensuali curve dove gli uccelli continuano, nonostante i cacciatori, a deporre le uova.
Spesso penso a chi è incolonnato nel traffico, coi finestrini chiusi per non respirare (ma si può non respirare?), con altre auto a fianco, davanti, dietro… con la mente altrove e la stessa mia fretta, ma inutile.

“Vivere secondo Natura” per me è stata una scelta, determinata e precisa, motivata da tre fondamentali convinzioni:

• Da una parte del diritto di essere autonomo, nel pensiero e nelle azioni. La libertà sta nella possibilità di fare delle scelte: potere scegliere di mangiare un frutto appena maturato, il pane appena sfornato, un marmellata che mi ricorda le prugne dell’anno prima… Poter scegliere di scaldarmi anche con la legna. Poter decidere dove piantare un noce, far crescere una quercia, coltivare l’insalata. Poter nutrirmi del frutto diretto del mio lavoro, senza dipendere da una catena di ignoti predisposti a offrirmi il necessario in cambio di denaro.

• L’altra grande motivazione è la convinzione che la vita va goduta, ma goduta sul serio. I nostri sensi, se non si sono atrofizzati grazie a preparati preconfezionati e predigeriti, sono estremamente esigenti ed attenti e nulla che non sia naturale può eguagliare le sfumature di un petalo, il profumo delle infiorescenze a primavera, la ruvidità delle foglie adulte di cicoria, il gusto di una ciliegia staccata dal ramo o l’assordante frastuono della solita colonia di passeri con cui ci tocca dividere lo spazio…

• Ultima, ma non ultima, la convinzione che siamo davvero tutti collegati: che ogni scelta, ogni azione aiuta a far vibrare in una certa frequenza, piuttosto che in un'altra, questo mondo complicato. Ogni azione (e quindi ogni scelta che la alimenta) produce un risultato, un cambiamento nel reale: come un tassello di un puzzle messo al posto giusto, insieme ad altri messi al giusto posto.


“Vivere secondo Natura” comporta il lasciarsi lentamente cambiare da questa, lasciare che sia la Natura ad agire su di noi e non (finalmente!) viceversa.
Imparare ad imparare.
Imparare che gli allievi siamo noi e che Lei è la maestra.
Imparare che la specie in via d’estinzione siamo noi, non Lei.
Provare per una volta a considerare la relazione uomo – natura non come un atto caritatevole del primo su quest’ultima, ma come un sano atto di egoismo verso noi stessi, verso il piacere che abbiamo di essere vivi e di non farci seppellire dalle false promesse di un’esistenza plastificata.

“Il rifiuto di acquistare merci che non servono, o danneggiano il mondo e se stessi, non è una rinuncia fatta per nobili motivi, ma una scelta fatta per egoismo. Per stare meglio. Non si rinuncia alla televisione, si sceglie di non averla perché non si accetta di passare il proprio tempo in maniera idiota e si hanno cose più interessanti da fare. Non si rinuncia a fare 200 chilometri di code in automobile alla domenica, si sceglie di fare qualcosa di meglio per sé e per il mondo. Non si rinuncia ad acquistare prodotti che la pubblicità fa apparire come indispensabili, ma si sceglie di non sottomettersi ai canoni comportamentali massificati imposti dal consumismo"*

Maurizio Pallante

“Vivere secondo Natura” implica inevitabilmente il fare delle scelte: per piacere; per sano egoismo; per rispetto: di se stessi e quindi di ciò che ci circonda, del nostro habitat. Per rispetto: degli altri, quelli che se anche non li vediamo vivono in condizioni miserevoli (e parlo dei poveri del mondo, non degli urbani); o semplicemente perché si vuole vivere sani e godere del bello, del vero bello!
Implica dei sacrifici perché al posto di essere aggiornati sugli ultimi programmi televisivi mentre si riscalda al microonde un riso precotto si è speso il proprio tempo a raccogliere l’ultimo tarassaco autunnale per l’insalata della sera e si è impastato il pane…
Insomma: scelte per avere in cambio salute, mente vivace, delle papille gustative esigenti, una pelle bronzea e una visione paesaggistica spesso mozzafiato. Beh, sì. Si può fare…

In realtà spero che “Vivere secondo Natura” sia come un terribile virus che vi penetri dentro costringendo qualche neurone assopito a fare movimenti, insinuandovi l’irrefrenabile voglia di sfornare una pagnotta, spalmarla di lardo (quello buono!) e godervela, magari insieme ad una tisana di quell’erba raccolta appena fuori casa e che prima non sapevate che era melissa…


*M. PALLANTE, La decrescita felice, la qualità della vita non dipende dal PIL”, Editori Riuniti, Roma, 2005, pag. 26

©2007 Testo di Micaela Balice per www.strie.it

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