Mi chiedo spesso, troppo spesso, che cosa sia davvero la coscienza, questa entità astratta che sonnecchia più o meno rumorosamente dentro di noi, tra cervello e cuore, tra sacro e profano, tra reale e immaginario.
Sono arrivata a credere che sia la parte vera di me, quella che non si lascia influenzare e condizionare da mode e modi, da stati d'animo e passioni temporanee.
La parte di me che non posso controllare. Posso ignorare, ma non modificare nel suo imprinting iniziale.
Non riesce sempre a parlarmi con la sua vera voce, a volte si camuffa dietro le mie paure, altre dietro le mie mancanze, di solito, però, anche tacendo, si fa sentire.
Così questa volta la mia coscienza, con la i, che non dorme mai, mi sta tormentando con le sue rimostranze.
Mi rimprovera di non credere davvero negli dei e non mente, non ci ho mai creduto.
Non sono pagana di nascita, nè forse lo divento per scelta. Non riesco, per quanto senta l'afflato universale panteistico e un po' fanciullesco della bellezza della natura, quella che Francesco di Assisi cantava come creato nel cantico delle creature, a oscurare la luce che mi ha attraversato, dalla nascita, che ancora a volte si manifesta in modo prepotente, anche se mi fa stare male.
Non mi manca la chiesa cattolica, per intenderci, non l'aborto che è divenuta ora di sicuro, semmai quella che fu per 19 secoli e che un "conciliabolo", come lo chiamava l'insuperabile Giovannino Guareschi, ha storpiato, deturpandone il volto fino a renderla irriconoscibile.
Parentesi: sto leggendo "la ragazza e l'inquisitore", romanzo un po' lento sulla inquisizione spagnola, un po' fiaba e un po' amara constatazione degli intrighi di corte e di chiesa di quei secoli... se tutto funzionava così, forse qualche "mea culpa" la chiesa dovrebbe farlo sul serio, non una ma almeno tante volte quante sono state le condanne di uomini e donne per (presunta e spesso mai provata) eresia o mercimonio con il diavolo... chiusa parentesi.
Che cosa mi manca, allora?
La gioia degli anni miei verdi, lo stupore dinanzi al volto innamorante del Cristo, la solitudine orante del tempo che non ho più, la comunione con i fratelli, o meglio, le sorelle di fede, la fiducia in un futuro ancora vergine...
Nostalgia, forse, lo ammetto.
Non diventerò pagana, nonostante tutto, lo sento nel profondo dell'anima, in quella zona vergine nonostante il dolore e verace nonostante le menzogne quotidiane della vita.
Ma non sono nemmeno più cattolica, se il cattolicesimo è quella pantomima protestante sotto gli occhi di tutti dal 1963 in poi.
Tornare al cattolicesimo, quello vero, doc, è arduo.
Troppi i limiti. Troppi i problemi.
Con la mia coscienza che non dorme, con la mia vita che scorre su binari lontani da quelli percorsi finora.
I cambiamenti sono sempre positivi, però, secondo me.
La vita è una realtà dinamica che non s'arresta mai, per fortuna.
E se la mia coscienza non dorme, posso temporeggiare, ma prima o poi lascerò deflagrare il mutamento in tutta la sua repentina luce nella mia esistenza quotidiana e tutto ne sarà impregnato, per sempre.
Commenti