Sorelle musulmane, siete voi le vittime
Questo è il discorso che ha tenuto Nurit Peled Elhanan, ebrea ed israeliana, a Strasburgo in occasione della giornata internazionale delle donne, l'8 marzo 2005. Nurit ha perso una figlia di 13 anni, nel 1997 a causa di un attentato di un kamikaze.
Grazie per avermi invitato in questa giornata. Lasciatemi dire, però, che avreste dovuto invitare una donna palestinese, al mio posto, perché sono le donne palestinesi che subiscono più violenza, nel mio paese. Dedico il mio discorso a Miriam Raban e a suo marito Kamal, i cui 5 figli sono stati uccisi dai soldati israeliani mentre raccoglievano le fragole nel loro orto. Nessuno subirà alcun processo per quel crimine. Quando ho chiesto perché non era stata invitata una donna palestinese, mi sono sentita rispondere che il discorso avrebbe avuto una piega troppo localistica. Non capisco come sia una violenza non localistica. Certo il razzismo, la discriminazione sono fenomeni universali ma il loro impatto è sempre locale e reale. Il dolore, l'umiliazione, la violenza, anche sessuale, la tortura, la morte sono cose molto locali e le ferite che lasciano sono locali e perpetue. Purtroppo la violenza locale inflitta alle donne palestinesi dal governo e dall'esercito israeliano si è diffusa in tutto il mondo. Per l'esattezza, la violenza militare, individuale e collettiva, fa oggi parte del destino delle donne musulmane, e non solo, ovunque l'illuminato mondo occidentale affonda lo stivale dell'imperialismo. E' una violenza di cui non si parla e che viene avallata con leggerezza dalla maggioranza delle popolazioni europee e usa. Ciò avviene perché il cosiddetto mondo libero ha paura del ventre delle musulmane. La Francia della libertè, ègalitè, fraternitè, ha paura delle ragazzine col velo, la grande Israele teme la minaccia demografica araba. L'onnipotente America e la Gran Bretagna contagiano i loro cittadini col terrore, rappresentandoli come perfidi, primitivi, antidemocratici, produttori di futuri terroristi assetati di sangue. Tutto questo mentre le persone che oggi stanno distruggendo il mondo non siano musulmane ma siano proprio loro: devotissimi cristiani ed ebrei. Non ho mai subito tanta sofferenza quanto devono sopportarne le donne palestinesi, ogni giorno e ora, la violenza che trasforma la vita in un inferno. Mi riferisco alla tortura fisica e mentale a cui sono sottoposte donne private dei diritti fondamentali, della riservatezza, della dignità, che possono essere violate in ogni momento nelle proprie case, costrette a mano armata, a spogliarsi davanti a estranei ed ai figli, le cui case vengono demolite, private del necessario per vivere, espropriate, private di una qualsiasi forma di vita familiare normale. Eppure anch'io sono vittima della violenza contro le donne, nella misura in cui la violenza contro i bambini è anche contro le loro madri. Le donne palestinesi, irachene, afgane sono mie sorelle, perché siamo tutte nelle mani degli stessi criminali che si autodefiniscono leader del mondo libero ed illuminato, ed in nome di questo illuminismo ci strappano i figli. Le madri israeliane, americane, inglesi, europee, hanno subito, per la maggior parte, il lavaggio del cervello, un accecamento violento che non gli permette di vedere che le loro sorelle, le loro uniche alleate al mondo sono le madri musulmane, palestinesi, irachene, afgane, i cui figli vengono massacrati dai nostri figli o si fanno saltare, disperati, insieme ai nostri figli. Nelle menti delle donne occidentali è stato inoculato lo stesso virus creato dai politici. Anzi i virus sono tanti, con nomi illustri: Democrazia, patriottismo, Dio, civiltà, ecc., fanno tutti parte di ideologie false e posticcie, che servono ad arricchire i già ricchi e potenti i già potenti. Alle madri occidentali, senza che se ne accorgano, viene impartita la convinzione che il loro utero è patrimonio dello stato: non possiamo gridare che i nostri figli li abbiamo messi al mondo noi, li abbiamo allattati e che sono nostri, non possiamo vedere che la vita del figlio vale meno di una goccia di petrolio. Possiamo solo pregare per il loro ritorno o crogiolarci nell'orgoglio patriottico davanti ai loro cadaveri. Siamo educate a sopportare ed a contenere l'angoscia con il prozac, non ad essere vere madri. I miei diritti naturali e di madre sono costantemente violati perché devo temere il giorno in cui mio figlio compirà 18 anni, e, strappato alle mie braccia, verrà trasformato in un giocattolo nelle mani di criminali come Sharon, Bush, Blair, ed i loro clan di generali assetati di sangue, petrolio e terre da conquistare. Vivendo in questo mondo, in questo stato, in questo regime, non posso dare consigli alle donne musulmane sulle loro vite. Non chiedo loro di togliersi il velo, di educare in modo diverso i loro figli, di lottare per costituire democrazie false come quelle occidentali che disprezzano i loro popoli e li usano. Chiedo loro, con umiltà, di essere mie sorelle, le ammiro per il coraggio e la perseveranza, le incoraggio ad andare avanti, avere bambini, mantenere una dignitosa vita familiare, nonostante le condizioni impossibili che il mio mondo impone loro. Dico alle mie sorelle che siamo tutte vittime della stessa violenza in modo diverso, trovo imperdonabile che esse siano maltrattate dal mio governo, dal mio esercito, che vive con le mie tasse. L'islam, l'ebraismo, il cristianesimo e qualsiasi religione in sé e per sé non sono una minaccia né per me né per nessun'altro. L'imperialismo americano è una minaccia, così come l'indifferenza europea e la crudeltà del regime razzista israeliano. Sono il razzismo e la xenofobia a spingere il soldato israeliano ad umiliare le donne palestinesi. E' il disprezzo per i diversi a permettere ai soldati americani di violentare ed uccidere le donne irachene. Questo odio consente ai carcerieri israeliani di detenere giovani donne palestinesi in condizioni disumane, separandole dai loro bambini piccoli. All'esercito di impedire loro di raggiungere ospedali o scuole, di confiscare le loro terre, sradicare i loro frutteti, distruggere le loro case, rubare la loro terra, impedire di coltivare per sfamarsi. Non so se sarei riuscita a sopravvivere a tanta umiliazione da parte del mondo intero. La voce delle madri è stata messa a tacere da troppo tempo, non vengono invitate a forum internazionali come questo. La loro voce non si sente e questo pianeta è sconvolto dalla guerra. Ebbene, queste donne sono mie sorelle e meritano che il mio grido si levi a nome loro, che io lotti per loro, che mi stringa a loro quando perdono i loro figli o la loro dignità a causa di giovani israeliani educati a credere che amore e compassione dipendano da razza o religione. Stringermi a loro e ai loro bambini traditi.
http://frammentivocalimo.blogspot.com
Questo è il discorso che ha tenuto Nurit Peled Elhanan, ebrea ed israeliana, a Strasburgo in occasione della giornata internazionale delle donne, l'8 marzo 2005. Nurit ha perso una figlia di 13 anni, nel 1997 a causa di un attentato di un kamikaze.
Grazie per avermi invitato in questa giornata. Lasciatemi dire, però, che avreste dovuto invitare una donna palestinese, al mio posto, perché sono le donne palestinesi che subiscono più violenza, nel mio paese. Dedico il mio discorso a Miriam Raban e a suo marito Kamal, i cui 5 figli sono stati uccisi dai soldati israeliani mentre raccoglievano le fragole nel loro orto. Nessuno subirà alcun processo per quel crimine. Quando ho chiesto perché non era stata invitata una donna palestinese, mi sono sentita rispondere che il discorso avrebbe avuto una piega troppo localistica. Non capisco come sia una violenza non localistica. Certo il razzismo, la discriminazione sono fenomeni universali ma il loro impatto è sempre locale e reale. Il dolore, l'umiliazione, la violenza, anche sessuale, la tortura, la morte sono cose molto locali e le ferite che lasciano sono locali e perpetue. Purtroppo la violenza locale inflitta alle donne palestinesi dal governo e dall'esercito israeliano si è diffusa in tutto il mondo. Per l'esattezza, la violenza militare, individuale e collettiva, fa oggi parte del destino delle donne musulmane, e non solo, ovunque l'illuminato mondo occidentale affonda lo stivale dell'imperialismo. E' una violenza di cui non si parla e che viene avallata con leggerezza dalla maggioranza delle popolazioni europee e usa. Ciò avviene perché il cosiddetto mondo libero ha paura del ventre delle musulmane. La Francia della libertè, ègalitè, fraternitè, ha paura delle ragazzine col velo, la grande Israele teme la minaccia demografica araba. L'onnipotente America e la Gran Bretagna contagiano i loro cittadini col terrore, rappresentandoli come perfidi, primitivi, antidemocratici, produttori di futuri terroristi assetati di sangue. Tutto questo mentre le persone che oggi stanno distruggendo il mondo non siano musulmane ma siano proprio loro: devotissimi cristiani ed ebrei. Non ho mai subito tanta sofferenza quanto devono sopportarne le donne palestinesi, ogni giorno e ora, la violenza che trasforma la vita in un inferno. Mi riferisco alla tortura fisica e mentale a cui sono sottoposte donne private dei diritti fondamentali, della riservatezza, della dignità, che possono essere violate in ogni momento nelle proprie case, costrette a mano armata, a spogliarsi davanti a estranei ed ai figli, le cui case vengono demolite, private del necessario per vivere, espropriate, private di una qualsiasi forma di vita familiare normale. Eppure anch'io sono vittima della violenza contro le donne, nella misura in cui la violenza contro i bambini è anche contro le loro madri. Le donne palestinesi, irachene, afgane sono mie sorelle, perché siamo tutte nelle mani degli stessi criminali che si autodefiniscono leader del mondo libero ed illuminato, ed in nome di questo illuminismo ci strappano i figli. Le madri israeliane, americane, inglesi, europee, hanno subito, per la maggior parte, il lavaggio del cervello, un accecamento violento che non gli permette di vedere che le loro sorelle, le loro uniche alleate al mondo sono le madri musulmane, palestinesi, irachene, afgane, i cui figli vengono massacrati dai nostri figli o si fanno saltare, disperati, insieme ai nostri figli. Nelle menti delle donne occidentali è stato inoculato lo stesso virus creato dai politici. Anzi i virus sono tanti, con nomi illustri: Democrazia, patriottismo, Dio, civiltà, ecc., fanno tutti parte di ideologie false e posticcie, che servono ad arricchire i già ricchi e potenti i già potenti. Alle madri occidentali, senza che se ne accorgano, viene impartita la convinzione che il loro utero è patrimonio dello stato: non possiamo gridare che i nostri figli li abbiamo messi al mondo noi, li abbiamo allattati e che sono nostri, non possiamo vedere che la vita del figlio vale meno di una goccia di petrolio. Possiamo solo pregare per il loro ritorno o crogiolarci nell'orgoglio patriottico davanti ai loro cadaveri. Siamo educate a sopportare ed a contenere l'angoscia con il prozac, non ad essere vere madri. I miei diritti naturali e di madre sono costantemente violati perché devo temere il giorno in cui mio figlio compirà 18 anni, e, strappato alle mie braccia, verrà trasformato in un giocattolo nelle mani di criminali come Sharon, Bush, Blair, ed i loro clan di generali assetati di sangue, petrolio e terre da conquistare. Vivendo in questo mondo, in questo stato, in questo regime, non posso dare consigli alle donne musulmane sulle loro vite. Non chiedo loro di togliersi il velo, di educare in modo diverso i loro figli, di lottare per costituire democrazie false come quelle occidentali che disprezzano i loro popoli e li usano. Chiedo loro, con umiltà, di essere mie sorelle, le ammiro per il coraggio e la perseveranza, le incoraggio ad andare avanti, avere bambini, mantenere una dignitosa vita familiare, nonostante le condizioni impossibili che il mio mondo impone loro. Dico alle mie sorelle che siamo tutte vittime della stessa violenza in modo diverso, trovo imperdonabile che esse siano maltrattate dal mio governo, dal mio esercito, che vive con le mie tasse. L'islam, l'ebraismo, il cristianesimo e qualsiasi religione in sé e per sé non sono una minaccia né per me né per nessun'altro. L'imperialismo americano è una minaccia, così come l'indifferenza europea e la crudeltà del regime razzista israeliano. Sono il razzismo e la xenofobia a spingere il soldato israeliano ad umiliare le donne palestinesi. E' il disprezzo per i diversi a permettere ai soldati americani di violentare ed uccidere le donne irachene. Questo odio consente ai carcerieri israeliani di detenere giovani donne palestinesi in condizioni disumane, separandole dai loro bambini piccoli. All'esercito di impedire loro di raggiungere ospedali o scuole, di confiscare le loro terre, sradicare i loro frutteti, distruggere le loro case, rubare la loro terra, impedire di coltivare per sfamarsi. Non so se sarei riuscita a sopravvivere a tanta umiliazione da parte del mondo intero. La voce delle madri è stata messa a tacere da troppo tempo, non vengono invitate a forum internazionali come questo. La loro voce non si sente e questo pianeta è sconvolto dalla guerra. Ebbene, queste donne sono mie sorelle e meritano che il mio grido si levi a nome loro, che io lotti per loro, che mi stringa a loro quando perdono i loro figli o la loro dignità a causa di giovani israeliani educati a credere che amore e compassione dipendano da razza o religione. Stringermi a loro e ai loro bambini traditi.
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