Sono sola nel mio studio, cinque minuti tra un lavoro e l'altro, sveglia alle 6 pure oggi, notte con sonno a tratti, sono esausta.
Ieri in quel bosco meraviglioso ero a casa mia, a mio agio, persa nel respiro della terra, ma tutta quella gente rovinava moltissimo la percezione, mandrie di bufali in corsa su un'anima appena percettibile.
Dinanzi agli animali impagliati del museo della forestale non ho provato solo tristezza per la loro morte, ma una fortissima percezione di vita. Vedevo, sentivo la vita che era stata in loro e per la prima volta, ho saputo e sentito che avrebbero potuto rivivere grazie a me, come se avessi potessi trasmettergli parte della mia linfa vitale. Ma c'era troppa gente. Quei miei fratelli dietro un vetro, mere spoglie di ciò che furono, sembrava che attendessero qualcuno pronto a liberarli.
E io ero lì. Ma non ero sola. Non c'era nè armonia nè silenzio.
E il loro spirito imprigionato chiamava accanto a me una libertà cui avevano diritto.
La mia dimensione è il silenzio, il mio luogo il bosco, la mia condizione la solitudine.
Questa sono io.
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