Tutto quello che abbiamo ancora.


Buongiorno e buon lunedì, come va? Il mio fine settimana è stato tranquillo e di questo sono già grata.
La bellissima composizione sulle donne che ho riportato venerdì, vi ringrazio per la fiducia, ma non è mia... l'ho presa in rete ^^ quindi chiunque può usarne...
Assieme al terremoto, le cavallette ci stanno invadendo, alla faccia delle punizioni bibliche ^^... per fortuna che non c'abbiamo il Nilo pronto a tingersi di rosso, così magari qualcuna ce la potremmo evitare!
Sono qui, ancora qui, ad arrabbiarmi per le stupidaggini, a cercare di riposarmi un po', a fare progetti di vita e sogni a breve scadenza, ad affannarmi dietro le bimbe, che ogni giorno diventano più belle dentro e fuori...

Cerco di vivere da donna, moglie e madre, figlia e sorella. Cerco, come tutti qui. Non sono certo speciale, c'è gente, per fortuna, di molto migliore di me.
Stamattina guardavo la foto che ho scattato a Marta a Settembre scorso, il suo primo giorno di scuola, l'ingresso in prima elementare... e la pensavo appesa alla parete del mio studio, di fronte alla mia scrivania... e che l'avrei guardata negli anni a venire e le avrei detto che la luce e la bellezza dei suoi occhi puliti e del suo sorriso erano il dono più bello che una madre possa ricevere...

Non ci sono mai riuscita, la foto non è mai stata stampata e incorniciata, è ancora un file elettronico in una delle mie chiavette USB.

I quadri che avevo progettato di appendere sono ancora poggiati per terra. E le tende. E i mobili da comperare pian piano. E la cucina, che finiamo di pagare in rate a settembre. Perché c'era tempo, tempo per prendersela con calma, perché quella sarebbe stata la nostra casa, definitiva, per sempre, dove tornare a sera, dove far crescere le bambine, dove stare sereni, finalmente, dopo anni di attesa e di sacrifici, con mio marito.

E invece no. Non è più possibile, non lo sarà più.

Una montagna non si mette in sicurezza con le chiacchiere e il paese intero rimarrà sfollato, deserto, fantasma.
E se non me ne vado, come invece penso di fare, le mie figlie cresceranno nel villaggio di legno, come tutti gli altri prima di noi. E la loro casa la vedranno di lontano. Con i mobili e le nostre cose tutte lì dentro che non ci seguiranno mai più.
Lì, resteranno lì come un guscio vuoto di vita e di sogni, di voci e di rumori ...

Non più.
Non devo più pensare nè ricordare nè sperare.

Devo guardare a oggi, massimo domani per 24 ore, per non impazzire.
E lasciarci vivere.

Forse è tutto quello che abbiamo ancora.

Commenti

ELisa ha detto…
Lì, resteranno lì come un guscio vuoto di vita e di sogni, di voci e di rumori ...

Non più.
Non devo più pensare nè ricordare nè sperare.
DEVI SPERARE.. sempre, ma vivendo la giornata... TANTI cari auguri a te e alla tua famiglia.. e a tutti che soffrono come te.. ma forza e coraggio non ti manca, almeno questo che leggo fra le righe.. un abbraccio con affetto, lisa