Gli anniversari, le commemorazioni, li contano i vivi. I morti sono Altrove.
Domani è il 6 aprile. Nessun lutto cittadino, bandiere a mezz'asta. Tutto qua. Chi muore giace, chi vive si dà pace, diceva mia nonna, aveva ragione lei?
Il dolore ha sopraffatto la rabbia, la consapevolezza della perdita ha annientato la speranza, la realtà quotidiana brucia il tessuto fragile della pseudonormalità.
Accolga la Signora della Rigenerazione i morti di quella notte, i morti, migliaia, dei mesi successivi.
La ricostruzione è un verbo che non si coniuga qui da noi, ospiti in casa nostra grazie alle leggi che ci impediscono di smaltire persino le macerie dai giardini di casa. Gli insulti continuano. Le speculazioni sul nostro dolore anche, nè ha fine il vuoto immane di ciò che non è più.
Stasera facevo il conto di quello che ho: le mie figlie, mio marito, la macchina, i genitori, i fratelli, i colleghi, il lavoro, la mia gatta... e degli amici trovati dopo il sisma che amo e che mi amano... allora, se ho tutto questo, perché sto così male? Perché il dolore scava ancora così a fondo dentro la mia anima? Perché la rabbia ha lasciato il posto alla quieta disperazione?
Vorrei sedermi e devo andare.
Vorrei fermarmi a respirare e invece devo prendere fiato di corsa, come un corridore e proseguire.
Vorrei piangere ma lacrime non ne ho più.
Vorrei stare da sola in silenzio invece dovrò lavorare.
Forse questa è la normalità.
Forse è meglio così, chiudere gli occhi, turarsi il naso e tuffarsi nella vita che resta.
Forse.
Ma ve lo saprò dire da domani.
Domani è il 6 aprile. Nessun lutto cittadino, bandiere a mezz'asta. Tutto qua. Chi muore giace, chi vive si dà pace, diceva mia nonna, aveva ragione lei?
Il dolore ha sopraffatto la rabbia, la consapevolezza della perdita ha annientato la speranza, la realtà quotidiana brucia il tessuto fragile della pseudonormalità.
Accolga la Signora della Rigenerazione i morti di quella notte, i morti, migliaia, dei mesi successivi.
La ricostruzione è un verbo che non si coniuga qui da noi, ospiti in casa nostra grazie alle leggi che ci impediscono di smaltire persino le macerie dai giardini di casa. Gli insulti continuano. Le speculazioni sul nostro dolore anche, nè ha fine il vuoto immane di ciò che non è più.
Stasera facevo il conto di quello che ho: le mie figlie, mio marito, la macchina, i genitori, i fratelli, i colleghi, il lavoro, la mia gatta... e degli amici trovati dopo il sisma che amo e che mi amano... allora, se ho tutto questo, perché sto così male? Perché il dolore scava ancora così a fondo dentro la mia anima? Perché la rabbia ha lasciato il posto alla quieta disperazione?
Vorrei sedermi e devo andare.
Vorrei fermarmi a respirare e invece devo prendere fiato di corsa, come un corridore e proseguire.
Vorrei piangere ma lacrime non ne ho più.
Vorrei stare da sola in silenzio invece dovrò lavorare.
Forse questa è la normalità.
Forse è meglio così, chiudere gli occhi, turarsi il naso e tuffarsi nella vita che resta.
Forse.
Ma ve lo saprò dire da domani.
Commenti
ORAMAI SENZA SPERANZA..
E' SEMPRE LA SOLITA STORIA,TANTE CHIACCHIERE E NIENTE SOSTANZA...
MI DISPIACE,NON SO COSA DIRE,TI PENSO,VI PENSO...UN ABBRACCIO -ADRY
Sono letteralmente arrabbiata per i fiumi di parole, che qualcuno a speso nei buoni propositi, poi....
Poi è rimasto tutto uguale o quasi.
Guardando il telegiornale, mi fa rabbia vedere le bellissime strade dell'Aquila ancora deserte, ancora si respira il silenzio, il lutto, la paura aleggia ancora nell'aria.
Sapere che ci sono paesi ancora lì abbandonati al loro destino, senza avere la possibilità di credere che tutto possa ritornare normale, se si può dire.....
Non è giusto, essere lasciati lì soli, aver paura di sperare che qualcosa migliori.
E' una vergogna!!!
Anche se abito in Romagna ricordo benissimo quella sera, ero seduta in poltrona quando ho sentito muoverla ed ondulare.
Il cuore mi è salito in gola, ed ancora oggi se ci penso mi salgono le lacrime agli occhi, ho avuto una grandissima paura, una sensazione che odio provare.
Non oso pensare a tutto quello che avete dovuto subire, e ogni tanto ancora quel mostro si risveglio dal suo letargo.
Anche se è poco mi sento molto vicina a voi.
Un forte abbraccio Nadia
Posso solo dirti di tenere duro il più possibile, per te, le tue bimbe e la tua famiglia, lo so, non è facile e il cammino sarà lungo, ma vedrai che alla fine ce la farai!
Anzi ce la farete tutti........
Un caldo abbraccio e una dolce notte
Berkana
Penso spesso a te, alle tue bellissime bimbe, ai tuoi compaesani e la rabbia, credimi, assale anche me!
Ti stringo in un abbraccio che spero ti possa infondere un calore intenso, che riscaldi il tuo cuore sofferente e lenisca almeno un po' il tuo dolore...
Sono di Avellino e nell'80 la mia terra, l'Irpinia, ha vissuto lo stesso dramma: un terremoto terribile che ha devastato uomini e cose. Un minuto e 35 d'inferno che ha distrutto intere città e paesi, che ha ucciso quasi 3000 persone, che ha cambiato la vita di tanta gente... Morte e distruzione ovunque che ha segnato profondamente la mia terra tanto da diventarne un "marchio".
Ti abbraccio con infinito affetto sebbene ti conosca solo attraverso il tuo blog... Il mio abbraccio è per te, per chi è sopravvissuto ed ha il dovere di andare avanti nonostante tutto...soprattutto per onorare chi non c'è più...