Scelte, scegliere, sempre, come camminare su più vie assieme finché corrono affiancate ma quando si allontanano? E' follia desiderare che continuino a procedere appaiate, tutti ci troviamo ad un bivio prima o poi e in questi ultimi anni le direzioni della mia anima continuano a biforcarsi dinanzi ai miei passi.
Come un bambino che non voglia abbandonare la sicurezza della propria casa per mettersi a marciare sulle strade del mondo, cerco di tenere a freno il desiderio che reclama dentro il sangue, ruggendo, portando a galla profumi lontani e noti, che credevo dimenticati, che colmano di nostalgia i miei occhi e svuotano le mie mani dalle certezze che credevo di avere. Ecco, un limite questo mio, cercare di continuo certezze, per paura delle vertigini che ti assalgono quando ti rendi conto che stai procedendo senza sicurezze a proteggerti sul filo sottile della vita a migliaia di metri nel vuoto di ciò che non conosci e non puoi saltare giù perché non è quello il tuo momento e devi continuare a camminare, allora immagini di poter costruire reti di protezione e corrimani attorno a te e vorresti tornare indietro, ma indietro non si torna, mai, nemmeno quando crediamo di farlo, stiamo solo guardando un vecchio problema con occhi nuovi e ne rinfreschiamo la patina scrostata della facciata per illuderci che l'odore di marcio che c'è dentro non dipenda da noi, non sia tutto ciò che resta di qualcosa che un tempo ci era apparso come un frutto fragrante.
Scelta.
Scegliere.
Un verbo che non so, non posso, non voglio coniugare.
Questo blog ospita diversi momenti di scelte e ognuna sembrava quella vera, quella definitiva.
Credo che risieda lì il problema, l'idea inaccettabile per la dinamica della vita che esista qualcosa di definitivo oltre alla morte, che non lo è perché è solo il passaggio ad un diverso grado di esistenza o della vita, quella esiste, oltre la soglia di questa.
Che cosa è definitivo se non il nostro puro, doloroso, quotidiano impegno in questa continua salita verso l'alto, verso la cima di questo monte che alla fine ci disvelerà l'incomparabile bellezza dell'infinito?
Nulla.
Il coraggio di vivere la quotidianità con passione e determinazione senza demandare a qualcun altro il mio percorrere strade che m'appartengono e che già m'attendono se so decidermi a muovere il primo passo, questo è ciò che devo trovare dentro di me.
Presto, giacché il tempo sfugge e il pericolo di adagiarsi in un alveo di apparente sicurezza in cui addormentare i sensi, l'anima e la mente è molto concreto, vicino, ruggente come quella belva che è quando divora la libertà infinita di danzare nel cielo e lasciarsi portare via come una foglia dal vento.
Scelta.
Continuo a nascondere la mia, fatta anni fa dopo aver visto le cose di sempre con occhi nuovi, seppellendola sotto ciò che è giusto e ciò che non lo è, solo perché ho paura di alzare il viso e lasciarmi bagnare di pioggia, asciugare il pianto dal vento, lasciarmi cullare l'anima da tutto quello che è già qui per me, anche se fa paura, anche se non si può guardare un lupo negli occhi e non aspettarsi che reagisca.
Ma forse non azzannerà la gola che ho lasciata nuda intenzionalmente, magari vuole solo parlare.
Tutt'al più finisco come Cappuccetto Rosso, che era tutto meno che una ragazzina cretina e disobbediente.
Lei ha scelto, di lasciarsi divorare tra le altre cose. Tra le altre. Perché altrimenti non sarebbe potuta rinascere.
Come un bambino che non voglia abbandonare la sicurezza della propria casa per mettersi a marciare sulle strade del mondo, cerco di tenere a freno il desiderio che reclama dentro il sangue, ruggendo, portando a galla profumi lontani e noti, che credevo dimenticati, che colmano di nostalgia i miei occhi e svuotano le mie mani dalle certezze che credevo di avere. Ecco, un limite questo mio, cercare di continuo certezze, per paura delle vertigini che ti assalgono quando ti rendi conto che stai procedendo senza sicurezze a proteggerti sul filo sottile della vita a migliaia di metri nel vuoto di ciò che non conosci e non puoi saltare giù perché non è quello il tuo momento e devi continuare a camminare, allora immagini di poter costruire reti di protezione e corrimani attorno a te e vorresti tornare indietro, ma indietro non si torna, mai, nemmeno quando crediamo di farlo, stiamo solo guardando un vecchio problema con occhi nuovi e ne rinfreschiamo la patina scrostata della facciata per illuderci che l'odore di marcio che c'è dentro non dipenda da noi, non sia tutto ciò che resta di qualcosa che un tempo ci era apparso come un frutto fragrante.
Scelta.
Scegliere.
Un verbo che non so, non posso, non voglio coniugare.
Questo blog ospita diversi momenti di scelte e ognuna sembrava quella vera, quella definitiva.
Credo che risieda lì il problema, l'idea inaccettabile per la dinamica della vita che esista qualcosa di definitivo oltre alla morte, che non lo è perché è solo il passaggio ad un diverso grado di esistenza o della vita, quella esiste, oltre la soglia di questa.
Che cosa è definitivo se non il nostro puro, doloroso, quotidiano impegno in questa continua salita verso l'alto, verso la cima di questo monte che alla fine ci disvelerà l'incomparabile bellezza dell'infinito?
Nulla.
Il coraggio di vivere la quotidianità con passione e determinazione senza demandare a qualcun altro il mio percorrere strade che m'appartengono e che già m'attendono se so decidermi a muovere il primo passo, questo è ciò che devo trovare dentro di me.
Presto, giacché il tempo sfugge e il pericolo di adagiarsi in un alveo di apparente sicurezza in cui addormentare i sensi, l'anima e la mente è molto concreto, vicino, ruggente come quella belva che è quando divora la libertà infinita di danzare nel cielo e lasciarsi portare via come una foglia dal vento.
Scelta.
Continuo a nascondere la mia, fatta anni fa dopo aver visto le cose di sempre con occhi nuovi, seppellendola sotto ciò che è giusto e ciò che non lo è, solo perché ho paura di alzare il viso e lasciarmi bagnare di pioggia, asciugare il pianto dal vento, lasciarmi cullare l'anima da tutto quello che è già qui per me, anche se fa paura, anche se non si può guardare un lupo negli occhi e non aspettarsi che reagisca.
Ma forse non azzannerà la gola che ho lasciata nuda intenzionalmente, magari vuole solo parlare.
Tutt'al più finisco come Cappuccetto Rosso, che era tutto meno che una ragazzina cretina e disobbediente.
Lei ha scelto, di lasciarsi divorare tra le altre cose. Tra le altre. Perché altrimenti non sarebbe potuta rinascere.
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chiara