Anelito

Un passo dopo l'altro, andando avanti per tornare a ritroso nel tempo, ritrovare le radici che s'allentarono senza spezzarsi, le ossa dei morti biancheggiano al sole e gli uccelli del Dio Sciamano volano in cerchio sul mio andare, neri corvi divini messaggeri cui nulla sfugge.
Sento il richiamo del mare, il mare del nord che lambisce con mano d'amante la terra che fu dei miei padri e delle madri e che ormai mi appare lontana come i sogni dell'infanzia, come un Paese dal quale fui gettata lontano in esilio e dove spero di poter poggiare di nuovo i piedi un giorno.
Sento il vento trascinare ancora nel proprio grembo l'eco della voce di coloro che sono morti a questa vita e che vivono laddove un giorno anch'io spero di essere, per vivere di nuovo con loro.
Giacchè la morte non è che una soglia e non necessita quella fisica per passare oltre dove tutto può essere visto e compreso se l'anima si ancora alla saggezza e il cuore al coraggio.
Batte il mio cuore al rumore del telaio che le Antenate utilizzavano per intessere i loro abiti, i loro sogni, la speranza e le paure con cui la loro vita giorno dopo giorno si dipanava, filo inesauribile che passa tra le dita ossute delle Norne.
Alla fonte della testa del gigante andrò ad abbeverarmi, perché desidero vedere, ritrovare, placare l'anelito del cuore, la morsa dell'anima, il desiderio di tutto il mio essere.
Io vi saluto antenati, padri, madri, figli e sorelle e fratelli, siate benedetti, riposate in pace in attesa del crepuscolo degli Dei, quando insieme combatteremo per la fine del mondo.

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