Secondo gli Aborigeni australiani, il mondo fu creato nel tempo del sogno.
Sedetevi, Vi racconterò una storia.
C'è stato un tempo così lontano che neppure le montagne più antiche lo rammentano, quando le loro vette aguzze si ergevano nel cielo e ora giacciono, tutt'attorno, consumate dal vento e dallo scorrere dei secoli.
Il tempo del sogno, quando la luce esitava ancora a inondare del fulgore divino della bellezza uno sconfinato universo dove l'oscurità era il grembo caldo in cui l'esistenza veniva concepita.
Pianeti e stelle, galassie e astri lontani, ciascuno al proprio posto, ad ognuno un nome, un destino, un luogo.
Aprì gli occhi belli al giorno che nasce la Signora del Tempo e gravida e ricolma della fecondità ancestrale che aveva sparso ovunque la vita in infinite forme e colori, acconsentì a popolare di Se questo azzurro pianeta che noi chiamiamo presuntuosamente Terra.
E alberi e frutti e fiori ed erba e montagne colline e fiumi, laghi ruscelli e pesci d'ogni aspetto e uccelli nel cielo e bestie nelle tane e nelle valli e suoni e grida e richiami ovunque, il pianeta andò coprendosi nel lento fluire dei giorni e degli anni di ogni forma di vita.
A passi lievi e danzanti, decisi e coscienti della meta, le donne popolarono la Terra, accompagnandosi agli uomini, dando vita ad altri esseri umani, in un ciclo che fluiva armonico e inesausto.
Poi vennero gli uomini che imprigionavano nel proprio egoismo tutto ciò che accendeva il loro desiderio: terra e donne, bestiame e ricchezze, e vennero città e mura e armi e soldati e guerre e sangue e con differenti modi nei secoli il destino della Signora fu quello di essere obliato, giacché alle Donne, che la rappresentavano nei loro anni e nei loro giochi, nelle loro danze e con il loro amore aperto a chiunque, fu assegnato il posto più infimo dell'esistenza dove dolore e fatica erano il solo pane quotidiano.
La Signora attese e attese e attese.
Guardò in faccia queste divinità maschili che non le incutevano timore benché scempio facessero di ciò che Ella aveva intessuto pazientemente e poi dato alla luce dal proprio grembo.
E decise che il Tempo del Sogno sarebbe tornato, un Tempo di consapevolezza e di percezione, di rinascita e di lotta, di dono della vita e della forza. Il Tempo delle Donne Nuove.
Ora è di nuovo questo Tempo, un tempo in cui tessere e filare, modellare argilla e cuocere ceramica e pane, cucire e ricamare, nutrire i figli e il focolare, difendere la propria casa e la terra, spargere semi per raccogliere erba e frutti e nutrire gli uccelli, pulire i fiumi e ridare vita alle foreste, tutto è nelle mani delle Donne.
E i compagni saranno solo coloro che sapranno comprendere la profondità dell'amore condiviso.
Non c'è più posto per sopraffazione, repressione, dolore e sangue.
La Signora è tornata e sta mostrando i denti nel suo sorriso fiero e selvaggio, il suo grido di guerra è richiamo per tutte coloro che sapranno udirlo.
Chi farà un passo indietro non avrà posto nella costruzione di questi giorni di vita nuova.
Il Tempo del Sogno è di nuovo tra noi.
Sedetevi, Vi racconterò una storia.
C'è stato un tempo così lontano che neppure le montagne più antiche lo rammentano, quando le loro vette aguzze si ergevano nel cielo e ora giacciono, tutt'attorno, consumate dal vento e dallo scorrere dei secoli.
Il tempo del sogno, quando la luce esitava ancora a inondare del fulgore divino della bellezza uno sconfinato universo dove l'oscurità era il grembo caldo in cui l'esistenza veniva concepita.
Pianeti e stelle, galassie e astri lontani, ciascuno al proprio posto, ad ognuno un nome, un destino, un luogo.
Aprì gli occhi belli al giorno che nasce la Signora del Tempo e gravida e ricolma della fecondità ancestrale che aveva sparso ovunque la vita in infinite forme e colori, acconsentì a popolare di Se questo azzurro pianeta che noi chiamiamo presuntuosamente Terra.
E alberi e frutti e fiori ed erba e montagne colline e fiumi, laghi ruscelli e pesci d'ogni aspetto e uccelli nel cielo e bestie nelle tane e nelle valli e suoni e grida e richiami ovunque, il pianeta andò coprendosi nel lento fluire dei giorni e degli anni di ogni forma di vita.
A passi lievi e danzanti, decisi e coscienti della meta, le donne popolarono la Terra, accompagnandosi agli uomini, dando vita ad altri esseri umani, in un ciclo che fluiva armonico e inesausto.
Poi vennero gli uomini che imprigionavano nel proprio egoismo tutto ciò che accendeva il loro desiderio: terra e donne, bestiame e ricchezze, e vennero città e mura e armi e soldati e guerre e sangue e con differenti modi nei secoli il destino della Signora fu quello di essere obliato, giacché alle Donne, che la rappresentavano nei loro anni e nei loro giochi, nelle loro danze e con il loro amore aperto a chiunque, fu assegnato il posto più infimo dell'esistenza dove dolore e fatica erano il solo pane quotidiano.
La Signora attese e attese e attese.
Guardò in faccia queste divinità maschili che non le incutevano timore benché scempio facessero di ciò che Ella aveva intessuto pazientemente e poi dato alla luce dal proprio grembo.
E decise che il Tempo del Sogno sarebbe tornato, un Tempo di consapevolezza e di percezione, di rinascita e di lotta, di dono della vita e della forza. Il Tempo delle Donne Nuove.
Ora è di nuovo questo Tempo, un tempo in cui tessere e filare, modellare argilla e cuocere ceramica e pane, cucire e ricamare, nutrire i figli e il focolare, difendere la propria casa e la terra, spargere semi per raccogliere erba e frutti e nutrire gli uccelli, pulire i fiumi e ridare vita alle foreste, tutto è nelle mani delle Donne.
E i compagni saranno solo coloro che sapranno comprendere la profondità dell'amore condiviso.
Non c'è più posto per sopraffazione, repressione, dolore e sangue.
La Signora è tornata e sta mostrando i denti nel suo sorriso fiero e selvaggio, il suo grido di guerra è richiamo per tutte coloro che sapranno udirlo.
Chi farà un passo indietro non avrà posto nella costruzione di questi giorni di vita nuova.
Il Tempo del Sogno è di nuovo tra noi.
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