Il sole di questa mattina sta per essere soppiantato dalle nubi. Sono le 13.26 e ho appena pranzato, da sola, perché mio marito è al lavoro e le bimbe con i miei sulla costa. Mi mancano da matti, ma saperle tranquille, persino felici e accudite, mi dà forza.
Lunedì torno al lavoro anche io. Anche se in un container, avrò accanto visi e voci di chi condivide la sua giornata di lavoro con me da 16 anni ormai. Una seconda famiglia, un'altra vita.
Questo lungo tunnel atemporale in un campo di forzati mi sta disorientando.
La cosa più strana non è vivere questa realtà, ma uscire fuori da qui, dal campo, dal paese e vedere che attorno è desolazione, miseria, tendopoli e colonne di soccorso. Come se non ci fosse più un posto al mondo dove andare. Come se questo mondo fosse imploso e a noi rimanessero unicamente macerie.
A volte riesco a pensare che prima o poi riavrò un po' di normalità. Ma è difficile. Questo tempo dilatato, lungo come un corsa in un incubo, schiaccia, annichilisce ogni cosa.
Ho mio marito, le mie figlie, persone care anche se lontane, ma a volte vorrei avere un posto silenzioso, lontano e unicamente mio dove chiudere gli occhi e lasciar passare cento anni, come nelle favole, quando ti risvegli e il peggio è passato.
In questi giorni mi mancano i racconti di Mario Rigoni Stern. Non so per quale motivo lui più di altri. E certo non sono romanzi di evasione i suoi.
Eppure averlo vicino mi consolerebbe.
Se riesco a tornare a casa, prima o poi, vado a prendermi i libri.
E magari qualosa rientrerà nei cardini.
Grazie a tutti per il vostro sostegno e il vostro affetto.
Commenti
Un affettuoso abbraccio a te e alle persone che sono a te vicine...
ciao
maria rosa
Ti mando un grosso abbraccio, voglio risentirti presto, mi raccomando! Io e mia figlia spesso riascoltiamo la "tua" canzone preferita, ti ricordi?
Elena